Jean Massal
Non è pericolo minore ad uno libero che ricevesse danari da un servo (così chiamano essi i dannati), e parimente ai servi che toccassero arme. Ogni regione fa un segno particolare ai suoi, ed è pena la vita levarselo via, siccome ancora uscire de’ suoi confini, e parlare con servo di altra regione. L’aver disposto di fuggire è pena la testa; il servo consapevole di questa fuga vi lascia la vita, e il libero cade in servitù. Il libero che avvisa di questo fuggire ne riceve danari, ed il servo libertà, ed è loro perdonato di aver partecipato in questo consiglio. Questo è l’ordine di quel paese circa i ladri, la cui umanità e comodo facilmente si vede, quandochè punisce il vizio e castigalo, trattandoli in tal guisa, che sono astretti ad esser buoni. E tanto è indubitato che non tornano ai passati costumi, che i viandanti si tengono sicurissimi, avendo per guida uno di questi servi: perché sono senz’arme, con tanto pericolo se loro fossero trovati danari, e senza speranza di fuggire, avendo abito differente dagli altri, onde noi potriano se non ignudi, ma l’orecchia tagliala li farebbe conoscere. Non possono ancora disporsi a fuggire, poichè tanto pericolo portano i consapevoli di questa fuga, ed un tal premio chi la manifesta, né possono parlare con i servi delle altre regioni. E tutti sperano portandosi bene di acquistare la libertà; perché ogni anno se ne francano alcuni, veduta dai magistrati la loro pazienza. Avendo io narrato questo, ed aggiuntovi, che introducendo in Inghilterra simil costume, ne riuscirebbe maggior frutto che di quella giustizia, tanto da quel giureconsulto commendata; egli rispose: non si potrebbe stabilire quest’ordine in Inghilterra che non venisse la repubblica in gran pericolo; e, torta la bocca, tacque, confermando tutti il parere di quello. Allora il cardinale disse: tu sei molto pronto ad indovinare prima che se ne vegga la prova. Ma potrebbe il principe sentenziare a morte i colpevoli, e non eseguendo la sentenza, aspettare il successo di questa benignità sua, vietando intanto che non si possano ridurre in luogo di franchigia, e non riuscendo in bene, eseguire la giustizia; né potrebbe di questo nascere pericolo alcuno. Si potrebbe trattare parimente i mendichi, contro i quali sono fatte invano tante leggi. Detto questo dal cardinale tutti confermarono il mio parere, ma sommamente commendarono quello che aveva detto il cardinale dei mendichi. Seguirono poi cose ridicolose, le quali narrerò pure, da che non son triste. Eravi certo parassito, il quale facendo il matto rideva di lui, e talora confermava i detti suoi. Dicendo uno, ch’io aveva acconciamente provveduto ai ladri, ed il cardinale ai mendichi, ma che restava di provvedere a quei poveri, che per infermità o vecchiaia sono impoveriti: Io, rispose il parassito, provvederò a questi; perché già sono fastidito dai loro pianti e miserabili domande, colle quali tuttavia non mi hanno potuto cavare di mano un danaro. Perciò quando passo non più mi ricercano di elemosina. non sperando da me cosa alcuna, come s’io fossi sacerdote; ma io con una legge ho provvisto che sieno distribuiti pei monasteri benedettini, i maschi come del terz’ordine, e le femmine come pinzochere. Il cardinale con un riso commendò il suo parere. Un frate teologo si mostrò molto lieto contra i sacerdoti e i monaci, e disse: neanco in tal guisa ti espedirai dai mendichi, non provvedendo a noi frati. A questo è provveduto, disse il buffone, perché avendo provveduto il cardinale ai mendichi vagabondi, a voi ancora è provveduto, che siete medesimamente vagabondi mendichi. Mosse questo matto tutti a riso, vedendo che se ne prese giuoco il cardinale; ma il frate non già, il quale, spruzzato di tale aceto, si sdegnò in guisa, che svillaneggiando il buffone lo chiamò detrattore, figliuolo della perdizione, minacciando con sentenze della sacra scrittura. Allora il buffone da dovero buffoneggiando disse: non ti sdegnare o frate: perché gli è scritto: «Nella pazienza vostra poderete le anime vostre». Non mi sdegno, rispose il frate, o ladrone, e non pecco, dicendo il salmista: «Sdegnatevi, e non vogliate peccare».

Crediti
 Tommaso Moro
 L'Utopia
  Libro primo
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Quotes per Tommaso Moro

Ma giudicarono che non fusse convenevole voler con forza e minacce sforzare alcuno a credere quello che tu credi per vero.

Il fondamento essenziale di una società sana è nell'equa spartizione dei beni.

Quando in pochi si dividono tra loro la ricchezza, accumulando quanti più beni possono, la maggior parte della popolazione è destinata alla miseria.

Mi sembra che dovunque vige la proprietà privata, dove misura di tutte le cose è la pecunia, sia alquanto difficile che mai si riesca ad attuare un regime politico basato sulla giustizia o sulla prosperità.

Nonostante le dozzine di norme approvate di giorno in giorno, nessuno è in grado di procurarsi sempre ciò che gli serve né di difendere ciò che gli appartiene, e nemmeno in molti casi di distinguere le cose proprie da quelle altrui.


Riferimenti