Rosy Mantovani
Ed essendo dal cardinale benignamente ammonito, che si temperasse, egli rispose: Io parlo, signor mio, solamente per buono zelo, come fecero i santi uomini, laonde è scritto: «Lo zelo della casa tua mi mangiò.» Coloro che schernirono Eliseo sentirono quanto poteva lo zelo del calvo; come sentirà forse questo ribaldo beffatore. Forse ti muovi, disse il cardinale, a buon zelo; ma faresti da prudente a non ti fare con un buffone schernire. Non farei, signor mio, rispose egli, più saviamente a tacere, dicendo il savio Salomone: «Rispondi al pazzo secondo la sua pazzia»: e se furon i puniti molti per ischernire un calvo, che seguirà a questo beffatore dei molti frati, tra i quali sono assai calvi, ed abbiamo privilegio papale che chi ci beffeggia sia scomunicato. Il cardinale vedendo costui non far fine accennò al buffone che si partisse, e mutato acconciamente il parlare, poco appresso diedesi ad udire le cause de’ suoi clienti, e ci mandò via. Ecco, o Moro, quanto ho ragionato a lungo, vedendo che ti piaceva udire a punto il tutto: ed era necessario ch’io lo narrassi per farti vedere il giudizio di quelli che aveano sprezzato il mio parlare, e poi come parassiti lo confermarono, vedutolo confermare dal cardinale; laonde puoi comprendere quanto stimerebbono i miei consigli i cortigiani. Io gli risposi: il tuo prudente e sollazzevole parlare, o Raffaello, mi è sommamente piaciuto; e mi è paruto, non solo trovarmi nella patria, ma eziandio ringiovenire con la gioconda memoria di quel cardinale, nella cui corte fui da fanciullo nodrito; ed amoti assai più, vedendoti alla memoria di tant’uomo affezionato. Tuttavolta sono pur del medesimo parere, che non ti spiacendo tanto, vogli entrare nella corte di un principe, dicendo il tuo Platone: saranno felici le repubbliche che si reggeranno dai filosofi, ovvero se i re si daranno alla filosofia. Quanto si allontanerà la felicità, se non vorranno i filosofi fare partecipi i re de’ consigli loro? Anzi lo farebbero volentieri, e lo hanno già fatto coi loro scritti, quando che volessero i principi ubbidire ai buoni avvisi. Ma ben previde Platone, che non filosofando i re, essi: malamente istrutti dalla fanciullezza, sprezzerebbero i consigli dei filosofi, com’egli vedeva per prova appo Dionisio. S’io proporrò ad un re sani decreti, rigettando i cattivi semi, sarò da lui cacciato o schernito. Poniamo ch’io fossi nel consiglio del re di Francia, e che tra buon numero di uomini prudentissimi si trattasse con quali arti si dovesse tener Milano, pigliare Napoli, andar contra i Veneziani, ed occupare i paesi vicini, confederarsi con i principi, e partecipare con quelli del bottino. Consigliano alcuni che si conducano Alemanni, altri che si plachino con danari gli Svizzeri, altri che si diano danari all’imperatore, altri che si faccia accordo col re d’Aragona, lasciandogli il regno di Navarra. Ad altri piace che si faccia speranza al principe di Castella di qualche parentado, che si corrompano con danari alquanti nobili della sua corte. Circa l’Inghilterra dicono che più importa, che si faccia con essa finta amicizia, tenendo tuttora in punto gli Scoti, i quali ad ogni movimento degl’Inglesi entrino nel paese loro nemicamente: e che di secreto si favorisca a qualche nobile bandito, il quale pretenda di aver ragione in quel regno, e cosi terrà sempre il re in sospetto. Se io uomicciuolo, fra tanti uomini egregi, che consigliano a guerreggiare, mi levassi consigliando che si lasciasse stare l’Italia, essendo la Francia tanto grande, che a fatica può essere da un solo governata, onde non dovesse pensare il re di più aumentare il suo dominio: se io gli proponessi i decreti degli Ancorii Probabilmente: senza luogo, senza terra., popoli opposti all’isola degli Utopiensi vicino all’Euronoto, i quali avendo guerreggiato per ottenere un regno al re loro, che secondo lui gli veniva per eredità; e presolo, vedendo che non meno travaglio sostenevano a mantenerlo, per le civili ribellioni e correrie esterne, né mai poter lasciare l’esercito, ed esser rubati e spargere il sangue per l’altrui gloria, la pace non esser sicura, corrompersi i loro costumi, molti bramar pigliare l’altrui ed uccidere, e le leggi essere sprezzate (perché il re distratto al governo di due regni, meno attendeva a questo ed a quello) non vedendo fine a tanti mali, fatto consiglio, proposero benignamente al re, che tenesse uno di quei due regni, perché eran eglino tanti che non potevano essere governati da mezzo un re, come non patirebbe alcuno di aver un mulattiero con un altro comune; onde quel buon re tenutosi l’antico regno, diede il nuovo ad un suo amico, il quale tosto ne fu cacciato: se io gli mostrassi ancora che tanto sforzo di guerra, consumati i tesori e rovinati i popoli, gli riuscirebbe in sinistro, sicché attendesse ad ornare il regno, dai suoi avoli sino a lui conservato, amasse i suoi, per osser da quelli amato, vivesse con loro, usando benignità nel comandare, e lasciasse gli altrui regni poiché il suo è ampio e capace; questo parlare come pensi, o Moro, che sarebbe grato? Ma seguiamo.


Crediti
 Tommaso Moro
 L'Utopia
  Libro primo
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Quotes per Tommaso Moro

Soltanto per quelli felici le lacrime sono un lusso.

Il fondamento essenziale di una società sana è nell'equa spartizione dei beni.

Così facilmente s'acquisterebbe il vivere, se il desio di accumulare denari non impoverisse gli altri.

[In Utopia] la parentela della natura tiene le veci di alleanza, e meglio e più saldamente si legano fra loro gli uomini con sentimenti amichevoli anziché con trattati, con lo spirito anziché con parole.

I ricchi sono spietati, malvagi e del tutto inutili alla società, mentre i poveri sono uomini semplici, dediti ad una quotidiana fatica ch'è di grande utilità per lo Stato. Molto più che per essi.


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Riferimenti