Peter Demetz

Viva egli del suo, misuri la spesa con le rendite, raffreni i mali, e prevenga con buoni ordini che non si commettano, rinnovi le leggi antiquate, non pigli per alcuna colpa quello che non lascerebbe pigliare ad alcuno giudice. lo proporrei quivi la legge dei Macarensi Che nel greco linguaggio è quanto dire felici., non lontani dall’Utopia, il cui re nella sua creazione giura di non aver mai nell’erario più di mille libbre d’oro e d’argento alla valuta di quell’oro. Dicono che un re, il quale amò più il comodo della patria che il proprio, fece questa legge: parendogli che tanta somma potesse bastare al re per raffrenare i ribelli, o ribattere i nemici con arme, non dargli animo di assaltare gli altrui regni. Per questo specialmente si fece quella legge, e perché non mancassero danari da cambiare ai cittadini, e da dispensarsi dal re quando fosse necessario. Tal re era temuto dai cattivi, e dai buoni amato. Ma come narrerei tali cose ai sordi? Ai sordissimi, anzi, soggiuns’io; nò giudico, per dire il vero, che si diano tai consigli ove non sono accettati. Come potrà entrare nell’animo loro un parlare tanto insolito, essendo del contrario persuasi? Questa scolastica filosofia può esser grata in un famigliare parlamento tra gli amici, ma nei consigli dei principi, ove si trattano gran cose con grande autorità, giuste cose non hanno luogo. Perciò, disse Raffaello, non ha luogo appo i principi la filosofia. Non diss’ io questa filosofia scolastica, che si crede potersi accomodare ad ogni cosa; ma v’è un’altra filosofia più civile, la quale secondo le cause e i tempi difende acconciamente la ragion sua con riputazione. Questa bisogna che tu usi. Altrimenti rappresentandosi la commedia di Plauto, ove i servi gareggiano insieme, se tu vestito da filosofo, entrassi in scena, e narrassi qualche sentenza della Ottavia Una delle tragedie attribuite a Seneca., ove Seneca disputa con Nerone, non sarebbe meglio che avessi taciuto, che recitando cose aliene, aver fatto una tragi-commedia? Avresti corrotto la presente favola, mescolandovi cose diverse, ancorché fossero migliori. In quella favola che ritrovi, portati meglio che puoi; né ti devi porre a turbar quella, quantunque ti venga a memoria di un’altra che sia più piacevole. Cosi è nella repubblica e nei consigli dei principi. Se non puoi al tutto estirpare le sinistre opinioni, né provvedere ai vizii già posti in uso, non però si debbe abbandonare la repubblica, siccome neanche la nave agitata dalla fortuna, quantunque tu non potessi raffrenare il furor dei venti. Non si debbe ancora replicare un parlar insolito, sapendo come non fia ricevuto negli animi che sono del contrario persuasi; ma bisogna andare per lungo circuito, e sforzarsi di condurre a buon porto quello che si tratta. né potendo ridurre le cose a bene, studia almeno che sieno men cattive, perché non possono esser le cose al tutto buone, se non sono tutti buoni, e questo io non aspetto fin a molti anni. Con quest’arte, rispose egli, altro non farei, che, volendo medicare l’altrui furore, con gli altri impazzirei. Perché volendo ragionare il vero, sono astretto a ragionare di queste cose in tal guisa. Non so se si appartenga al filosofo poi ragionare il falso, ma a me certo non appartiene; benché quel mio parlare, come che fosse a quelli forse men grato, tuttavia non mi penso che si debba giudicare al tutto insolente ed inetto. Ma s’io narrassi quello che finge Platone nella sua repubblica, ovvero gl’istituti che fanno da dovero gli Utopiensi nella loro; quantunque fossero, come sono in vero, migliori, tuttavolta potrebbero parere alieni da questi costumi, perché qui sono le possessioni divise tra privali, ed ivi comuni. Ma non potrebbe il mio parlare esser ingrato se non a coloro, che avessero seco disposto di andare a rovina, perché dimostra i pericoli, e ci ritrae da quelli; altrimenti qual cosa vi fu che non sia da dire convenevolmente ove ti piace? Se si debbono tralasciare tutte le cose sconcio, e le introdotte da rei costumi degli uomini: bisogna che noi cristiani dissimuliamo assai cose, le quali Cristo non vuole che siano dissimulate, anzi comandò che fossero predicate in pubblico.


Crediti
 Tommaso Moro
 L'Utopia
  Libro primo
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