Ogni cipiglio che incontro mi prepara al sorriso venturoPerché cominciarono a scrivere le lettere, pronunciare le parole, e mandarle con tanta prestezza a memoria, che mi parve cosa miracolosa: e molti per ordine del senato furono destinati a questo studio, cioè quelli del numero degli studenti, che erano di più acuto ingegno e di matura età. Cosi in tre anni leggevano speditamente ogni autore greco, purchè non fosse corrotto il libro. Ed essi, per mio avviso, tanto agevolmente impararono quelle lettere, perch’io credo che derivassero dai Greci; quandochè nella loro favella, che è persiana. sono molto parole greche, specialmente nel nominare le città ed i magistrati. Io la quarta fiata che navigai alla volta loro, mi posi nella nave buon numero di libri in luogo di mercanzie; avendo meco disposto di non tornar mai, piuttosto che tornar presto. Così lasciai a quelli molte opere di Platone e di Aristotile, e Teofrasto delle piante, ma troncato in più luoghi. Perché essendo tenuto con poca cura nella nave, una scimia né cavò fuori alquante carte, e stracciatele giuocando, le avea sparse qua e là. Hanno in grammatica Costantino Lascari; non avea portato meco Teodoro Gaza, né altro dizionario che Esichio e Dioscoride. Tengono carissimi i libretti di Plutarco, e si dilettano delle piacevolezze di Luciano. Dei poeti hanno Aristofane, Omero, Euripide e Sofocle in forma piccola di Aldo. Degli storici, Tucidide, Erodoto ed Erodiano. In medicina, Tricio Arpino mio compagno, avea portato alcune opere d’Ippocrate, e il Microtecne di Galeno, i quai libri tengono in gran pregio. E quantunque meno sono bisognosi della medicina che qualunque altra nazione, tuttavia è presso di loro onorata più che in altro paese, perché l’annoverano tra le parti principali ed utilissime della filosofia: ed investigando le cose di natura con l’aiuto di questa, si danno a credere non solamente di prendere gran diletto, ma eziandio di aggradirsi sommamente all’autore e artefice di quella. Pensando ch’egli, come fanno gli altri artefici, abbia posto innanzi agli occhi dell’uomo, il qual solo ha fatto di tal cognizione capace questa macchina, acciocchè la consideri: e che più gli sia caro l’uomo, che considera con ammirazione le degnissime opere sue, che colui, il quale, come animale senza intelletto e stupido, non si cura di contemplare questo mirabile spettacolo. Così gl’indegni degli Utopiensi nelle lettere esercitati vagliono mirabilmente a trovare le arti utili ai comodi della vita. Ma sono a noi debitori di due, cioè d’imprimere libri o faro la carta bambagina; benchè in buona parte da loro stessi ne vennero a perfetta cognizione. Perché mostrando loro le lettere di Aldo impresse in tale carta, e ragionando dello stampare libri, intesero assai più oltre di quello, che dicevamo, niuno di noi essendo molto esperto né dell’una né dell’altra. Essi di subito fecero congettura come si potessero fare cotali arti: e perché scrivevano per addietro in pelli, in scorza ed in papiro, tentarono subito di fare la carta e stampare. né riuscendo bene a principio, fecero tante fiate l’esperienza, che appresero alfine ciò che desideravano; e se non mancassero loro copie, avrebbero già stampato assai libri greci. Ma non hanno altri libri che i sopraddetti, e di questi hanno stampato gran numero. Ognuno che sia di singolare ingegno, ovvero che abbia veduto buona parte del mondo, il quale pervenga a loro per mirarne gli istituti, è accolto benignamente, perché odono volentieri ciò che si fa negli altri paesi. Pochi mercanti vi vanno. Che altro vi possono portare, che ferro? e che vorrebbero portar via altro che oro? Ma essi vogliono in persona condurre altrove le cose loro, per aver cognizione degli altri paesi, e non si scordare la perizia del navigare.

Crediti
 Tommaso Moro
 L'Utopia
  Pellegrinaggi degli Utopiensi.
 SchieleArt •   • 




Quotes per Tommaso Moro

Ed è più facile che uno spirito fiero scelga di fare il ladro anziché il mendicante.

Ciò che è beneficio per alcuni è venefico per altri. Non si può donare a Tizio senza derubare Caio.

Il fondamento essenziale di una società sana è nell'equa spartizione dei beni.

Uomini, donne, bambini, vedove, orfani, genitori con prole, famiglie numerose ma non ricche – poiché l'agricoltura richiede la forza di molte braccia – sono costretti a lasciare le proprie case, senz'avere un posto in cui rifugiarsi, dopo avere svenduto per niente le loro povere cose. E dopo avere girovagato e speso tutto, che cosa resta loro da fare se non rubare – per poi essere, giustamente, s'intende, giustiziati – o darsi all'accattonaggio? A parte il fatto che anche per gli accattoni e per i vagabondi è previsto il carcere. Ed è inutile cercare lavoro, poiché non c'è più bisogno di loro.  Utopia

Gli uomini, se qualcuno gli fa un brutto tiro, lo scrivono nel marmo; ma se qualcuno gli usa un favore, lo scrivono sulla sabbia.