Che dirò come i ricchi pigliano ancora del salario diurno dei poveri, non solamente con violenza o frode, ma con pubbliche leggi? Considerando adunque tutte le repubbliche, che ora fioriscono, così mi ami Dio, che non veggo altro, che una congiura di ricchi, la quale tratta dei propri comodi. Sotto nome di repubblica ricercano essi ogni modo od arte, con la quale possano fare grandi acquisti, e tenerseli senza timore; di poi come con piccioli salari aver le fatiche dei poveri, e servirsene a loro voglia. Quelli trovamenti dei ricchi sotto colore di repubblica diventano leggi. Tuttavia que’ pessimi uomini, poiché hanno con insaziabile appetito diviso tra loro ciò, che a tutti dovea bastare, sono degli Utopiensi inferiori, quanto alla felicità della repubblica loro; dalla quale essendo levata via la cupidigia del danaro, ogni molestia e scelleraggine è insiem rimossa. Chi non sa quante frodi, rapine, risse, tumulti, contestazioni, sedizioni, uccisioni, tradimenti, incantesimi, puniti piuttosto che raffrenati coi supplicj, collo sprezzare i danari se ne vanno, e con ciò la sollecitudine, i pensieri, le fatiche, le vigilie, ed anco la povertà, la qual sola pare che di danari sia bisognosa? E per meglio chiarirti, pensa di qualche anno sterile, nel quale siano morti per fame gli uomini a migliaia, e troverai che nel fine di quella carestia
era tanto frumento nei granaj dei ricchi, che avrebbe nodrito quelli, che morirono di fame, né alcuno avrebbe sentito la sterilità di quel tempo. Così facilmente si acquisterebbe il vivere se il desio di accumulare danari, non impoverisse gli altri. I ricchi stessi, non ne dubito, ciò comprendono e sentono che sarebbe miglior partito non mancare di cose necessarie, che abbondare di tante soverchie. Ed io tengo certo, che ovvero il rispetto del comodo, ovvero l’autorità del salvator Cristo, il quale per sua sapienza e bontà seppe e poté consigliare quello che
era meglio, avrebbe già ridotto il mondo tutto sotto migliori leggi, se non si contrapponesse la superbia, la quale si tiene felice, non pei propri comodi, ma per gl’incomodi altrui, dilettandosi col suo pompeggiare di affliggere i poveri. Questa serpe infernale ritarda gli uomini dalla vera via. Ed essendo essa oggimai radicata negli umani petti, mi rallegro che tengano gli Utopiensi, almeno, quell’ottima forma di repubblica felicissima, e, quanto può l’umana cognizione prevedere, ancora perpetua. Perché essendo tra loro estirpati i vizi dell’ambizione, e le radici delle sette, non vi è pericolo di discordia, la qual sola basta a rovinare le ben fortificate città. Ma vivendo in concordia con salutiferi istituti, non potrà l’invidia de’ vicini principi, già più volte ribattuti, crollarne l’imperio
Secondo Erodoto altro non era fra i Persi antichissimi che l’amore, principio delle generazioni e della fecondità, che perpetua e ringiovanisce il mondo. Da’ Greci e da’ Romani fu confuso col sole, risguardato come «il ministro maggior della natura.» .
Poiché Raffaello ebbe cosi detto, quantunque mi parevano esservi molte sconvenevolezze nei costumi e leggi loro, non solo circa il guerreggiare, ma ancora nella religione, e specialmente quel vivere in comune senza danari, il qual pare che estingua la nobiltà, la magnificenza e lo splendore, che sono per comune opinione i veri ornamenti dello Stato, tuttavia vedendolo già stanco e temendo di non offenderlo nel riprendere una repubblica tanto affettuosamente da lui commendata, lodai il suo parlare; e presolo per mano, lo menai a cena, dicendo che ad altro tempo potremmo delle stesse cose pensare e ragionare, il che piaccia a Dio che avvenga.
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