Jerry Uelsmann è uno dei più grandi maestri della fotografia moderna e contemporanea. Nato nel 1934 a Detroit, fa parte di un selezionato gruppo di artisti che ha cambiato il linguaggio stesso del mezzo fotografico. Fin dagli inizi della sua carriera, verso la fine degli anni ’50, divenne il pioniere di un nuovo approccio – diametralmente opposto all’estetica prevalente in quel periodo – che influenzò un’intera generazione di artisti e fotografi. Le sue immagini dal sapore onirico creano spontanee associazioni, riferimenti e omaggi alla pittura di René Magritte, alla psicologia di Carl Jung e alle fotografie di Man Ray.
Ci sono situazioni in cui si può comprendere il lavorìo pre-verbale. È oltre il linguaggio, ma è un’autentica impressione di relazione e di connessione con tutto ciò che non può essere articolato in un’altra forma (parole). Ovviamente questo accade soprattutto quando si ascolta musica e si riesce a sentire cose che non possono essere espresse in modo conciso. Penso che possa accadere anche e molto nel caso delle opere visuali. Tutto quello che ho fatto è stato di trovare un modo di lavorare che è comune alle persone delle altre attività artistiche: (l’idea) è che vi sia un dialogo con gli oggetti (materiali) in modo che la creazione di un’immagine si snodi su un periodo di tempo.
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