Accorgersi che il mondo è denso, intravedere fino a che punto una pietra sia estranea e a noi irriducibile, con quale intensità la natura, un paesaggio possono sottrassi a noi. Nel fondo di ogni bellezza sta qualcosa di inumano, ed ecco che le colline, la dolcezza del cielo, il profilo degli alberi perdono, il senso illusorio di cui noi li rivestiamo, più distanti ormai che un paradiso perduto. L’ostilità primitiva del mondo risale verso noi, attraverso i millenni. Per un secondo, non lo comprendiamo più; perché per secoli non abbiamo compreso in lui che le figure e i disegni che preliminarmente noi gli attribuivamo ed ora le forze per usare tale artificio ci mancano. Il mondo ci sfugge, perché ridiventa se stesso.
Il mondo ci sfugge
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