L’opera di Nietzsche non è molto organica, un po’, perché lui l’ha scritta in gran parte sotto forma di aforisma, cioè, brevi capitoletti su temi differenti, spesso collegati da un filo conduttore non proprio sistematico, e poi anche perché molti dei suoi scritti dell’ultimo periodo sono rimasti inediti e quindi, ancor di più, c’è un problema di disorganicità, almeno per noi.
A parte ciò, devo anche dire, che Nietzsche in realtà, non credo proprio volesse costruire una filosofia sistematica, per cui, è tanto più legittimo da parte nostra, prendere il suo lascito scritto come un repertorio d’idee, che possiamo leggere, capire, senza interpretare, lasciando che si dispieghino e ci fecondi, come fossero dei semi, dei suggerimenti, degli stimoli, che lui stesso si aspetta vengano sviluppati, oltre quella che è la fedeltà filologica; come del resto, dice lo stesso Zaratustra, personaggio centrale di una sua opera, che invita i suoi discepoli a non seguirlo, ma a sviluppare un loro proprio pensiero.
Una di queste idee utili, che va assimilata, è l’idea dell’eterno ritorno dell’eguale, dove tratta l’idea della circolarità del tempo, sulla base di argomenti che riguardano la struttura fisica del mondo, anche perché, fondamentalmente, la materia è finita mentre il tempo è infinito, è ovvio dunque, che in un’infinità di tempo le configurazioni della materia, devono già essersi prodotte infinite altre volte. La circolarità del tempo però, è in special modo o in senso più appropriato e preciso, ciò che accade al nostro interno, psicologicamente intendo, per quel passato che sempre ritorna in quanto rimosso, non accettato e, fin quando non lo si accoglie vivendolo fino in fondo, come dice lo stesso filosofo, il così fu non diverrà il così volli che fosse, saremo condannati a rivivere lo stesso passato, proiettandolo sul presente.
Ecco allora che l’eterno ritorno è legato a una scelta; in uno dei discorsi di Zaratustra, leggiamo di una strada che passa sotto un grande portale, su cui è scritta la parola attimo, momento. Questo momento, è anche quello della decisione, in cui diciamo sì o no, e questo può fare la differenza, portandosi oltre lo stesso tempo, circolare o lineare che sia, per cui non c’è più passato né futuro, ma solo e sempre presente, oppure continuare nel circolo. Ascoltiamo Zaratustra in un discorso che fa ai suoi animali, che male interpretano le sue parole: eh già! Voi credete che si tratti solo di dire che tutto va, tutto viene; eterna gira la ruota del tempo e starsene tranquilli, ma in un sogno ho visto che c’è un pastore ed ha in bocca un serpente che sta per soffocarlo, e deve mordergli la testa, avete dimenticato quello che mi è costato mordere la testa del serpente. Mordere la testa del serpente, simbolo questo, dell’eterno ritorno, vuol dire la difficoltà insita nel liquidare il modo consueto di vivere nella linearità del tempo. Perché difficile? Per la frammentazione innanzitutto, l’alienazione, l’insoddisfazione, in cui si è ridotta la vita umana, che è poi stato uno dei temi anche di altre filosofie, tra il romanticismo e il novecento; la filosofia di Marx era anche una filosofia dell’alienazione, cioè del disagio, dell’uomo che non appartiene a sé stesso a causa della divisione del pensiero, creando conflitti in ogni ambito, inficiando così, anche nella cosiddetta razionalità. Nietzsche descrive ciò, in un altro discorso: Sono andato in giro e ho cercato l’uomo e ho trovato solo un grande orecchio, un grande ventre, un grande braccio, un grande piede e cioè tutti si sono un po’ come dissolti, si è rotta l’integralità dell’umano. Ebbene, questa rottura dipende, secondo Nietzsche, dal fatto che noi viviamo nel tempo che non si può cambiare, e il passato così condiziona il presente e lo stesso futuro, che sempre qui è contenuto; una specie di determinismo storico, non puoi far altro, se non quello per cui la tua struttura psicologica è stata già predisposta, dai condizionamenti che provengono dalla tua famiglia, dalla tua condizione sociale, eccetera. Questo è il cruccio fondamentale dell’uomo, sentire di non essere libero davanti al passare del tempo; se siamo totalmente condizionati da ciò che ci precede, sorgono in noi delle nevrosi, perché continuiamo a rivoltarci inutilmente, come sbattere la testa contro il muro di una cella da cui non si riesce a uscire. Ecco allora, il pensiero di Nietzsche, in quello che è il sogno di Zaratustra, che ci possa essere un atteggiamento – quello di mordere la testa al serpente – di prendere una decisione definitiva, che ci metta in un altro movimento che non sia più temporale.
Cambiare l’atteggiamento nei confronti del tempo è una questione molto complessa, poiché dipende dal pensiero, e il suo circolo è questo, viene sovente catturato dagli stati di passaggio, da quelli che sono i nostri mali psicologici, dunque esistenziali e sociali; sentimenti che prevalgono, come quelli di cui dice Nietzsche, il risentimento, o lo spirito di vendetta. E questo lo possiamo capire, aspetti negativi dell’esistenza fomentano la ribellione contro noi stessi e quel che c’è, a quanto pare o per come lo concepiamo, immutabile, qualcosa a cui non si può sfuggire, il pensiero vi rimane impigliato, e procede sfociando con sentimenti di vendetta. Per Nietzsche, persino l’etica cristiana, per esempio, è un modo in cui ci si sforza di rendersi ragione di qualche cosa che non riusciamo a cambiare. I deboli inventano un Dio che un giorno punirà i forti e i cattivi e che li compenserà, oppure, addirittura pensano che i forti siano cattivi, proprio perché forti, mentre invece sono solo forti come un leone è più forte di una formica e non è colpa di nessuno dei due. La stessa idea di colpa, del peccato originale, è un modo di formulare teologicamente questa sorta di atteggiamento risentito nei confronti dell’esistenza, di cui ci si deve, in qualche modo, dar ragione; quindi se poi c’è stata o no questa colpa originale, anche se pur fosse, non siamo stati noi Adamo ed Eva, non abbiamo mangiato quella famosa mela ma fatto sta, che ne paghiamo in qualche modo le conseguenze. Ora, potete applicare questo concetto nietzschiano, a moltissimi temi della nostra tradizione culturale, come pure nella ricerca psicologica e psicoanalitica sul problema della colpa e vedrete come Nietzsche, in qualche modo, ha dato voce a un insieme di idee, di sensibilità, di intuizioni, che ancora oggi sono attuali, anche se magari, non ancora ben chiarificate, come dire, l’uomo è ancora preso al laccio della colpa, e nonostante l’avanzare delle scienze, questa non è stata sradicata dall’animo umano.
Questa faccenda dell’eterno ritorno, ha portato un certo scompiglio, filosofi come Heidegger e Beargson, che distingueva il tempo della fisica, dove i minuti sono tutti uguali, da quello della musica come pure anche nostra vita personale, dove nessun minuto è come tutti gli altri, si sono spesi in questa problematica, tant’è che oggi forse, persino l’idea fisica dell’eterno ritorno di Nietzsche non è così insignificante. Non so se i fisici prendano sul serio, questo tipo di argomentazioni, ma certo Nietzsche aveva anche anticipato, in qualche modo, qualcuno dei paradossi della fisica relativistica einsteiniana, per cui non si può non riconoscere la portata di questo pensiero. Certo, l’idea del rovesciamento del tempo, è l’aspetto di una filosofia libera: non accettare mai le cose semplicemente come sono, ma farsene carico, e se possibile modificarle, a partire dalla semplice opinione che su queste abbiamo.
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