Nascita di un eroeNel libro di Ali Mustafa al-Misrati, la narrazione della nascita di Omar al-Mukhtar non è un mero dato anagrafico, ma l’atto fondativo di un mito. La scelta di enfatizzare le umili origini e l’appartenenza alla tribù beduina dei Mnifa è una precisa strategia letteraria e ideologica. Al-Misrati non sta scrivendo una biografia accademica; sta componendo un’agiografia laica, un racconto delle origini che serve a radicare il suo eroe nell’essenza più pura e autentica della terra libica. Le umili origini non sono presentate come uno svantaggio sociale, ma come un certificato di incorruttibilità. Omar al-Mukhtar non nasce tra i privilegi delle élite urbane, potenzialmente contaminate da influenze ottomane o europee, ma dal cuore del deserto, da quel mondo beduino che, nella retorica nazionalista araba, rappresenta la culla dei valori primordiali: onore, lealtà, coraggio e un profondo legame spirituale con la terra.

Storicamente, la Cirenaica della metà del XIX secolo era una provincia remota dell’Impero Ottomano, caratterizzata da una debole autorità centrale e da una società strutturata attorno a legami tribali e confraternite religiose come la Senussiya. La nascita di al-Mukhtar in questo contesto lo inserisce in un mondo pre-coloniale, autonomo e fieramente indipendente. Al-Misrati utilizza questo sfondo per costruire un’immagine di purezza originaria, un eden pre-lapsariano che sarà presto violato dall’invasione italiana. L’eroe, quindi, non è un prodotto del caso, ma una necessità storica, un predestinato generato dalla terra stessa per difenderla. Questa visione teleologica, che legge la nascita alla luce del futuro martirio, è un elemento chiave dello stile di al-Misrati.

Dal punto di vista letterario, il tono è epico e quasi biblico. La nascita nel deserto evoca figure profetiche, uomini forgiati dalla solitudine e dalla durezza della natura per compiere grandi imprese. Il libro evita deliberatamente un’analisi sociologica delle dinamiche tribali, semplificandole in un quadro idealizzato. La tribù Mnifa non è descritta nelle sue complesse alleanze o rivalità, ma come il grembo collettivo da cui emerge il salvatore. Questa semplificazione è funzionale al progetto politico del libro: creare un eroe unitario che trascenda le divisioni interne.

La critica postcoloniale definirebbe questo approccio come writing back, ovvero riscrivere la storia dal punto di vista del colonizzato, opponendo alla narrazione coloniale (che dipingeva i libici come primitivi e divisi) un contro-racconto di unità e nobiltà intrinseca. L’identità dell’autore, Ali Mustafa al-Misrati, scrittore e intellettuale profondamente legato al nazionalismo arabo e successivamente al regime di Gheddafi, è cruciale. La sua narrazione della nascita di al-Mukhtar serve anche a legittimare un’idea di nazione libica autentica, radicata nel mondo arabo-beduino, in opposizione a qualsiasi influenza esterna. Questa rappresentazione mitizzata, sebbene storicamente plausibile nei suoi dati essenziali, è un costrutto ideologico. Tralascia le sfumature di un’identità libica che era, ed è, molto più complessa e diversificata, includendo componenti berbere, urbane e mediterranee. Il libro, fin dalla prima pagina, sacrifica la complessità storica sull’altare della costruzione del mito, un mito potente che risuonerà potentemente nel film di Moustapha Akkad Il leone del deserto, finanziato da Gheddafi, che traduce visivamente questa stessa visione agiografica delle origini dell’eroe.




Crediti
 Autori Vari
  Questa analisi svela come un maestro religioso libico sia stato trasformato in eroe nazionale. Attraverso la guerriglia contro l'Italia, la sua cattura e il suo martirio, la narrazione lo eleva a mito, simbolo immortale di resistenza e icona della lotta per la libertà.
  Analisi del libro *Omar al-Mukhtar* di Ali Mustafa al-Misrati
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