Il concetto di nazionalità si è formato sulla base della disgregazione della società feudale e ha avuto come caratteristica fondamentale la tendenza a delimitare i gruppi linguistici entro confini territoriali ben definiti. Con l’avvento del capitalismo, il concetto di nazionalità ha acquisito una nuova rilevanza. Lo Stato tipico del capitalismo è lo Stato nazionale, il cui assetto economico-sociale e grado di sviluppo delle forze produttive determinano il rapporto di una nazione con altre e l’intera organizzazione interna di questa nazione. Tuttavia, l’espansione della grande industria toglie alla borghesia il carattere di classe nazionale, rendendola una classe sovranazionale che introduce brutalmente gli stessi rapporti di classe propri della società borghese, distruggendo le caratteristiche specifiche delle singole nazionalità. Il proletariato, invece, è una classe internazionale, poiché le condizioni di sfruttamento e oppressione ideologica in cui è costretto sono preminenti rispetto ai fattori che caratterizzano la nazionalità. Tuttavia, la lotta del proletariato è in un primo tempo e nella forma una lotta nazionale.
L’articolo esamina l’evoluzione del concetto di nazionalità e la sua relazione con il capitalismo. Il concetto di nazionalità si è sviluppato come una risposta alla disgregazione della società feudale e ha cercato di delimitare gruppi linguistici all’interno di confini territoriali ben definiti. Con l’avvento del capitalismo, il concetto di nazionalità ha assunto una nuova rilevanza. Lo Stato nazionale è diventato lo Stato tipico del capitalismo, ma l’espansione della grande industria ha fatto sì che la borghesia perdesse il suo carattere di classe nazionale e diventasse una classe sovranazionale che distrugge le caratteristiche specifiche delle singole nazionalità. Il proletariato, al contrario, è una classe internazionale poiché le condizioni di sfruttamento e oppressione ideologica in cui vive superano i fattori legati alla nazionalità. Nonostante ciò, la lotta del proletariato si manifesta inizialmente come una lotta nazionale.
Ho la consapevolezza di non essere capace di odiare gli uomini malgrado il dolore e l'ingiustizia che ci sono al mondo, ho la coscienza che tutti questi orrori non sono come un pericolo misterioso e lontano al di fuori di noi, ma che si trovano vicinissimi e nascono dentro di noi, e perciò sono molto più familiari e assai meno terrificanti.
Attraversare la notte con mani vuote e aperte, mani dalle quali si è lasciato andare volontariamente il giorno. E solo dopo si può davvero riposare. E in quelle mani riposate e vuote, che non hanno voluto trattenere nulla, e nelle quali non c'è più alcun desiderio, ognuno di noi, al risveglio, riceve un giorno.
In futuro, quando la mia casa non sarà più un giaciglio di ferro in un luogo circondato dal filo spinato, voglio avere una lampadina sopra il mio letto, così di notte ci sarà luce ogni volta che lo vorrò.
A volte vorrei rifugiarmi con tutto quel che ho dentro in un paio di parole. Ma non esistono ancora parole che mi vogliano ospitare. È proprio così. Io sto cercando un tetto che mi ripari ma dovrò costruirmi una casa pietra su pietra. E così ognuno cerca una casa, un rifugio per sé. E io mi cerco sempre un paio di parole. Souvenirs personnels
Dobbiamo avere il coraggio di abbandonare tutto, ogni norma e appiglio convenzionale, dobbiamo osare il gran salto nel cosmo, e allora, allora sì che la vita diventa infinitamente ricca e abbondante, anche nei suoi più profondi dolori.
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