Ciò che era successo durante la giornata era insostenibile per Duryodhana. L’arroganza dei primi giorni era scomparsa: sempre più stava constatando che non solo la battaglia non si sarebbe conclusa tanto velocemente, cosa di cui invece era sempre stato sicuro, ma al contrario i Pandava sembravano vicini a un’inesorabile vittoria. L’unico che potesse risollevarlo dal suo dolore, pensò, era Karna. Andò a trovarlo nella sua tenda e gli raccontò tutto.
Le nostre armate sono guidate dai più grandi generali che esistano al mondo, gli disse Duryodhana sconsolato, ma essi, Drona, Bhishma, Shalya e Kripa si rifiutano di uccidere i Pandava. È vero che ogni giorno fanno strage di soldati, ma a che serve? Bhishma assottiglia le loro file e Arjuna fa lo stesso con le nostre, così la situazione non si sblocca. Per vincere questa guerra dobbiamo uccidere i Pandava, non i loro soldati.
So come stanno andando le cose, ribatté Karna, e vorrei fare qualcosa per vederti vittorioso e felice, ma al momento non posso. finché Bhishma vivrà io non interverrò in questa guerra. Tuttavia, se non sei soddisfatto della sua condotta, chiedigli di ritirarsi, per permettere a me di scendere sul campo.
Rincuorato da quel discorso, Duryodhana decise di andare a parlare con l’anziano. Ma questi, ferito dalle veementi parole del re Kurava, controllò a fatica la rabbia.
Io non potrei uccidere i Pandava neanche se lo volessi, ribatté con tono forzatamente gentile. Sono protetti da Krishna, e dunque neanche i deva possono nulla contro di loro; ma non vedi cosa è in grado di fare Arjuna? Comunque domani vedrai cosa saprò fare io.
Malgrado quella promessa, quando tornò nella tenda Duryodhana non si sentiva ancora soddisfatto. Solo Karna aveva la voglia e la capacità di battersi contro i Pandava. Ma questi non poteva combattere a causa di Bhishma. Sapeva già cosa sarebbe successo l’indomani: l’anziano guerriero avrebbe causato un’enorme carneficina ma i Pandava sarebbero rimasti in vita. Allora, a cosa sarebbe servito?
Ma se Duryodhana era triste, anche Karna lo era. Sentiva che si stava avvicinando il giorno in cui avrebbe dovuto combattere contro i fratelli. Mentre rifletteva gli tornò in mente la forma universale del Signore, così con quella visione davanti agli occhi riuscì un po’ alla volta a calmare quel turbine di pensieri e si addormentò.
Giudizio di un pensiero pacificato Dalla collera viene lo smarrimento completo. Dallo smarrimento, lo sconvolgimento della memoria; dal disordine della memoria, la rovina del giudizio e della decisione; dalla rovina del giudizio, la perdita dell'uomo. Ma chi [si muove] fra gli oggetti sensibili con le funzioni sensoriali sottratte all'amore come all'odio e [tenute] sotto il suo dominio, questi, anima disciplinata, accede alla serenità suprema. Nella serenità tutti i dolori si annientano, perché il giudizio di un pensiero pacificato trova subito stabilità. Bhagavadgītā
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