Nietzsche ci dà una nuova immagine del pensiero: il vero non è l’elemento [categoria propria] del pensiero. L’elemento del pensiero è il senso e il valore. Le categorie di pensiero non sono il vero e il falso, ma il nobile e il vile, l’alto e il basso, a seconda della natura delle forze che prendono possesso del proprio pensiero.
Ci sono verità della viltà, verità dello schiavo. Al contrario, i nostri pensieri più alti tengono conto del falso; anzi, non rinunciano mai di dare al falso un potere elevato, un potere affermativo e artistico, che trova la sua realizzazione, la sua verifica, sul divenire vero nell’opera.
Così, il concetto di verità è determinato esclusivamente sulla base di una tipologia pluralista. E la topologia inizia da una tipologia. Si tratta di sapere a quale regione appartengono certi errori e certe verità, qual è il tuo tipo, chi le formula e le concepisce. Sottoporre la verità alla prova del basso, ma al tempo stesso, sottoporre il falso alla prova dell’alto: questo è il compito veramente critico e l’unico modo per essere riconosciuto nella verità.
Con Nietzsche e il suo prospettivismo, il pensiero si installa nella logica della pluralità, si apre alla logica del decentramento (non esiste una singola interpretazione) e alla logica della differenza. Il prospettivismo inverte il dualismo escludente nell’affermazione della diversità, rende possibile un plus interpretativo, non cessa di arricchire la visione del mondo con nuove letture. Questo straripamento affetta tanto al mondo come alla soggettività che cerca di auto-prodursi. La volontà si definisce dalla sua forza produttiva, per il ricorso creativo che si incarna nelle vicissitudini della sua biografia.
L’individuo è, certamente, un animale mimetico, imitativo, che si costituisce in virtù della rappresentazione di sé stessi in apparenze, d’istinti, di giudizi, di gusti, ecc. Ma solo l’animale del gregge fa il gioco di ruolo di cui è tenuto a fare. È vero che l’individuo non è altro che una maschera, e che la maggior parte dei loro comportamenti non provengono da qualsiasi sfondo, ma dalla superficie. Tuttavia, imitando si può esercitare la forza creatrice, plasmando, inventando. I tipi che rappresentiamo sono alcune delle nostre possibilità. Siamo in grado di creare molti altri, senza rassegnarci alla noia della ripetizione passiva di ciò che è già noto. Assumendo la nostra condizione di commediante, che si trova di là dal bene e del male e disposto a viaggiare attraverso mille anime di vivere successivamente una moltitudine di caratteri, provando, sperimentando su sé stesso la creazione dell’uomo a venire, del super-uomo.
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