È strarisaputo che il discorso non appartiene all’essere parlante. Lo so, mi sa: l’essere è il nulla, dunque noi non ci apparteniamo; quando crediamo d’esser noi a dire, siamo detti. Nel discorso, l’arroganza volitiva d’ogni mia intenzione è irrimediabilmente frustrata, e dal momento che non siamo noi i dicenti ad argomentare in voce ciò che ci frulla in mente, così come non sei – puoi dire – nulla. Questa mia voce è me attraverso un medium equivoco d’un discorso altro dal presupposto “mio discorso“. Il dire è la messa in voce Altra da questo o quel pensiero argomentato, voce che perciò dice nulla. Si può solo dire nulla, destinazione e destino d’ogni discorso. Ma solo questo nulla è proprio quel che si dice: la verità del discorso intesa come esperienza stessa del suo errore. Altro non resta che, in tutto abbandono, lasciarsi comprendere dal discorso senza appunto la nostra volontà di intenzione.
«Codesto solo oggi possiamo dirti
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo».

Carmelo Bene ⋮ Frammenti ⊚
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