E così ogni notte! Non appena il villaggio si mette quieto e la gente si addormenta, lui comincia…Se ne parte, parassita, da un capo del villaggio e comincia a andarsene in giro. Va in giro e suona. E la sua fisarmonica è tutta speciale: urla. Non suona, urla.
La gente consigliava a Nina Krečetova: – Ma sposatelo al più presto! Quel demonio non ci fa campare!
Nin’ka sorrideva in modo enigmatico: – E noi non statelo a sentire. Dormite.
– C’è poco da dormire quando comincia a miagolare sotto le finestre. Perché non se ne va al fiume, demonio senza pace, invece di strimpellare da queste parti? Pare che lo faccia per dispetto.
E lui, Kol’ka Malaškin, uno spilungone con due labbra grosse così, guardava sfrontato con i suoi occhietti piccoli e diceva: – Ho tutto il diritto. Non c’è nessuna legge che lo proibisca.
La casa di Matvej Rjazancev, il presidente del kolchoz locale, si trovava proprio sull’angolo dove ogni sera Kol’ka usciva dal suo vicolo e svoltava sulla strada. E così la fisarmonica cominciava a urlare già nel vicolo, poi girava intorno alla casa e la si sentiva ancora per un pezzo.
Appena nel vicolo cominciava la musica, Matvej si metteva seduto sul letto, appoggiava i piedi sul pavimento e diceva: – Basta, domani lo caccio dal kolchoz. Trovo qualche scusa e lo caccio.
Lo diceva ogni notte. Ma poi non lo cacciava. Solo, ogni volta che incontrava Kol’ka, gli chiedeva: – Hai intenzione di andare a spasso ancora per molto, la notte? La gente riposa dopo la giornata di lavoro, e tu svegli tutti, campanaro!
– Ho tutto il diritto, – ripeteva Kol’ka.
– Te lo faccio vedere io il diritto! Te lo do io!
Ed era tutto. Su questo la conversazione finiva. E ogni notte, seduto sul letto, Matvej prometteva a se stesso: – Domani lo sbatto fuori.
Dopo di che restava a lungo seduto in quel modo, pensava…
Non c’è nessuna legge che lo proibisca
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