Non ho fatto la traduzione di Jabberwocky

Ho cercato di tradurre un frammento ma mi sono molto annoiato. Non ho mai amato questo poema che mi è sempre apparso di un infantilismo artefatto… Non amo i poemi o i linguaggi di superficie che sanno di svago gioioso e di successo intellettuale, e, questo, si basava sull’ano senza però metterci anima o cuore. L’ano è sempre terrore, e io non ammetto che si perda un escremento senza uno strappo in cui si perde anche l’anima, e in Jabberwocky l’anima non è nemmeno presente… È possibile inventare la propria lingua e far parlare la lingua pura con un senso extra-grammaticale ma è necessario che tale senso sia valido in sé, vale a dire che derivi dall’angoscia… Jabberwocky è opera di uno sfruttamento che ha voluto nutrirsi intellettualmente, sazio di un pasto ben servito, che si nutre del dolore altrui… Quando si smuove la cacca dell’essere e del suo linguaggio, il poema deve puzzare, mentre Jabberwocky è un poema che il suo autore si è ben guardato dal mantenere nell’essere uterino della sofferenza in cui ogni grande poeta si è immerso e in cui, distendendosi, ne riporta il cattivo odore. Vi sono in Jabberwocky passi di fecalità, ma si tratta della fecalità di uno snob inglese in cui l’osceno si arriccia come i riccioli col ferro caldo… è l’opera di un uomo che mangiava bene, e tutto ciò si sente nel suo scritto… […]

Crediti
 Antonin Artaud
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Quotes per Antonin Artaud

Nella materia, non vi sono dei. Nell'equilibrio, non vi sono dei. Gli dei sono nati dalla separazione delle forze e morranno alla loro riunione.

Aver il senso dell'unità profonda delle cose, è aver il senso dell'anarchia.

Dilatare il corpo della mia notte interiore,
Del nulla interiore
Del mio io
Che è notte
Nulla,
Opacità,
Ma che è esplosiva affermazione
Che esiste
Qualcosa
A cui fare posto: il mio corpo.

Vedo, nell'ora in cui scrivo queste righe, il volto rosso insanguinato del pittore venire verso di me, in una muraglia di girasoli sventrati, in un formidabile avvampare di faville giacinto opaco e di pascoli lapislazzuli. Tutto questo, in mezzo a un bombardamento quasi meteorico di atomi che apparissero sgranati ad uno ad uno, a provare che Van Gogh ha pensato le sue tele come un pittore, certo, e unicamente come un pittore, il quale fosse, per questo fatto stesso, un formidabile musicista.

In ogni poesia vi è una contraddizione essenziale. La poesia è molteplicità triturata e che restituisce fiamme. E la poesia, che riporta l'ordine, risuscita dapprima il disordine, il disordine dagli aspetti infiammati; essa fa scontrare tra loro degli aspetti che riconduce a un unico punto: fuoco, gesto, sangue, grido.