Un’opera critica o filosofica, che non si tiene in qualche modo in una relazione essenziale con la creazione, è condannata a girare a vuoto, cosí come un’opera d’arte o di poesia, che non contiene in sé un’esigenza critica, è destinata all’oblio. Ma oggi, separate in due soggetti diversi, le due sunan divine cercano disperatamente un punto d’incontro, una soglia d’indifferenza in cui ritrovare la loro perduta unità. E lo fanno scambiandosi le parti, che restano, tuttavia, implacabilmente divise. Nel momento in cui il problema della separazione fra poesia e filosofia affiora per la prima volta con forza alla coscienza, Hölderlin evoca in una lettera a Neuffer la filosofia come un ospedale in cui il poeta infortunato può rifugiarsi con onore. Oggi l’ospedale della filosofia ha chiuso i battenti e i critici, divenuti curatori, prendono incautamente il posto degli artisti e simulano l’opera della creazione che questi hanno lasciato cadere, mentre gli artefici, divenuti inoperosi, si dedicano con zelo a un’opera di redenzione in cui non c’è più nessuna opera da salvare. In entrambi i casi, creazione e salvezza non scalfiscono più l’una sull’altra la segnatura del loro tenace, amoroso conflitto. Non segnate e divise, si porgono a vicenda uno specchio in cui non possono riconoscersi.
Non segnate e divise
Crediti
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