La sorveglianza gerarchizzata, continua e funzionale non è, senza dubbio, una delle grandi «invenzioni» tecniche del secolo Diciottesimo, ma la sua insidiosa estensione deve l’importanza che le è propria in questo periodo ai nuovi meccanismi di potere che porta con sé. Grazie ad essa, il potere disciplinare diviene un sistema «integrato», legato dall’interno all’economia ed ai fini del dispositivo in cui si esercita. Esso si organizza inoltre come potere multiplo, automatico ed anonimo; poiché, se è vero che la sorveglianza riposa su degli individui, il suo funzionamento è quello di una rete di relazioni dall’alto al basso, ma, anche, fino a un certo punto, dal basso all’alto e collateralmente. Questa rete fa «tenere» l’insieme e lo attraversa integralmente con effetti di potere che si appoggiano gli uni sugli altri: sorveglianti perpetuamente sorvegliati. Il potere, nella sorveglianza gerarchizzata delle discipline, non si detiene come una cosa, non si trasferisce come una proprietà: funziona come un meccanismo. E, se è vero che la sua organizzazione piramidale gli assegna un «capo», è il meccanismo tutto intero a produrre «potere» e a distribuire gli individui in questo campo permanente e continuo. Ciò che permette al potere disciplinare di essere contemporaneamente assolutamente indiscreto – perché è dappertutto e sempre all’erta e perché non lascia, in linea di principio, alcuna zona d’ombra e controlla senza posa quelli stessi che sono incaricati di controllare, e assolutamente «discreto», perché funziona in permanenza e in gran parte in silenzio. La disciplina fa «funzionare» un potere relazionale che si sostiene sui suoi propri meccanismi e che, allo splendore delle manifestazioni, sostituisce il gioco ininterrotto di sguardi calcolati.
Sorvegliare e punire
SchieleArt • Selbstportrait mit an die brust gelegten haenden •
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