Ogni forma è precaria. […] Perché la forma è precaria? Perché dipende da una combinazione di forze in continua mutazione. […] Se si dice che la forma-uomo è apparsa con la scomparsa della forma-Dio, perché era cambiato il composto delle forze, si dirà allora che la forma-uomo implica, include, la morte di Dio. Ma ecco che basta considerare la forma-uomo per vedere che essa stessa avvolge, nelle sue pieghe, la morte dell’uomo. La forma-uomo è così precaria che si trova tra due morti, la morte di Dio e la morte dell’uomo. […] Se c’è una cosa evidente in Nietzsche, è che non è il pensatore della morte di Dio. […] È invece giusto dire, e credo che questa sia la sua grandezza, che è stato il primo ad aver annunciato la morte dell’uomo. Perché? Perché per Nietzsche la morte di Dio non è un evento, o comunque è un evento vecchio, così vecchio che non vuole più parlarne. Invece ciò che resta vivo per Nietzsche è il modo inevitabile in cui la morte di Dio deve concatenarsi con la morte dell’uomo in un solo e stesso evento che avrà delle conseguenze. Nietzsche non pensa la morte di Dio, pensa il concatenamento di una morte di Dio già nota con una morte dell’uomo che si sta producendo in un solo evento, che avrà delle conseguenze future. E che cosa sono queste conseguenze future? Si tratta del sorgere, dell’avvento della terza forma, cioè non più la forma-Dio né la forma-uomo, ma la forma-superuomo. Se capite ciò che stiamo dicendo, capite che la forma-superuomo non è una bestia, un animale diverso dall’uomo, è il prodotto di una nuova combinazione di forze nell’uomo con nuove forze del fuori.
La forma-uomo era precaria e fondamentalmente precaria […]. Dobbiamo dunque rimpiangerla? Possiamo sempre conservarla, ci si può sempre conformare, ma sempre più gli avvenimenti che accadono non passano più da essa. Dobbiamo rimpiangerla? Prendiamo ancora una volta la domanda: è stata buona, nel senso in cui Nietzsche dice che «al di là del bene e del male» non significa «al di là del buono e del cattivo»? E prima di piangere per la morte di Dio, dobbiamo vedere che la questione è la forma, la forma è morta. […] La forma-Dio non era mica una festa! E la forma-uomo? Ecco approssimativamente la domanda che nasce: la forma-uomo è stata una liberazione per la vita, per il lavoro e per il linguaggio, o è stata un modo per imprigionare la vita e il linguaggio? Se la forma-uomo fosse un modo di imprigionare la vita, il lavoro, il linguaggio non ci sarebbe ragione di piangere quando ci viene proposta un’altra forma. La forma-uomo ha saputo almeno proteggere l’uomo, l’uomo esistente, dalla morte violenta? No, gli uomini esistenti non sono mai morti di morte violenta quanto sotto la forma-uomo.
Vorrei davvero rendere comprensibile il «superuomo». In effetti credo che sia una nozione grottesca se non si aggiunge che il superuomo è qualcosa di semplice, di veramente molto semplice. È sbagliato credere che il superuomo sia uno splendido avvenimento che fa sì che i vecchi problemi siano liquidati. Assolutamente no! […] Anche il superuomo ha il suo fango… le sue difficoltà. Non bisogna credere che tutto vada bene. Non tutto era bello nella forma di Dio, non tutto era bello nella forma dell’uomo e non tutto è bello nella forma del superuomo. […] Tutta l’età dell’uomo deve lottare con i resti di Dio, ciò che Nietzsche chiama l’ultimo papa. Questo significa che non è poi tanto risolto, che la lotta continua. E se prendiamo i testi di Nietzsche mi sembra che il superuomo abbia a che fare con quelli che egli chiama talvolta «gli ultimi uomini». E che dunque sotto ogni forma c’è sempre una sorta di agitazione molto grande. […] Ragione di più per provare a dire che cos’è…
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