L’individuazione come differenza individuante è un ante-Io, un ante-me, non meno di quanto la singolarità come determinazione differenziale non sia preindividuale. Il mondo del SI, o dell’essi, è un mondo di individuazioni impersonali e di singolarità preindividuali, che non può ricondursi alla banalità quotidiana, un mondo viceversa ove si elaborano gli incontri e le risonanze, ultimo volto di Dioniso, vera natura del profondo e del senza fondo che trascende la rappresentazione e fa emergere i simulacri. Hegel rimproverava a Schelling di circondarsi di una notte indifferente in cui tutte le vacche sono nere. Ma quando, nel tedio e nell’angoscia del nostro pensiero senza immagine, mormoriamo «oh, le vacche», «essi esagerano» ecc., si vede come operi il presentimento di differenze che ci formicolano nella schiena, quanto il buio sia differenziato e differenziante, benché non identificato, né o a mal a pena individuato, quante differenze e singolarità si distribuiscano come altrettante aggressioni, quanti simulacri si levino nella notte divenuta bianca per comporre il mondo del si e dell’essi. Che il senza fondo sia senza differenza, mentre ne è gremito, è l’illusione limite, l’illusione esterna della rappresentazione, risultante da tutte le illusioni interne. E che cosa sono del resto le Idee con la loro molteplicità costitutiva se non formiche che entrano ed escono dall’incrinatura dell’Io?
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