Oltre il possessivo: comprendere l'amore come accettazione dell'Altro
Molte persone concepiscono l’amore in maniera possessiva. Mia moglie, mio marito… togliete questi possessivi. Non c’è niente di vostro, l’altro è un altro. Anche i matrimoni possono essere possibili solo se partono dal concetto che Lei o Lui è un altro.

La condizione elementare e fondamentale per continuare a vivere si chiama amore.

L’aveva detto bene Freud: la vita funziona se qualcuno ci ama. Amore è tutto ciò che aumenta, allarga, arricchisce la nostra vita, verso tutte le altezze e tutte le profondità. Noi viviamo finché c’è qualcuno che ci ama: sono convinto che molte persone anziane ‘se ne vanno’ perché nessuno le ama più.

L’amore è la categoria della vita ma comporta una condizione di gratuità: oggi mancano le condizioni dell’amore perché la gratuità viene derisa e vista con sufficienza, come qualcosa di patetico e l’Altro viene considerato come un oggetto, qualcosa da rivendicare come nostro, come possesso. Ma voler possedere l’altro, significa non amare. Come diceva Fromm: L’amore immaturo dice: ti amo perché ho bisogno di te. L’amore maturo dice: ho bisogno di te perché ti amo.

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 Umberto Galimberti
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Quotes per Umberto Galimberti

I nostri vissuti emotivi, che abitavano il segreto della nostra interiorità, dove domina il raccoglimento e il silenzio, ma forse anche la solitudine, le parole di preghiera, le parole d'amore, le parole d'amicizia, le parole di rabbia, le parole umane, hanno dovuto esteriorizzarsi come la pelle rovesciata di un serpente.  Il libro delle emozioni

Non invito nessuno a percorrere i sentieri di Zola, di Corbin, di Guénon, di Coomaraswamy. Sono troppo rischiosi per i più. E la ricerca segreta finirebbe per arrestarsi alla segretezza del potere politico o sacerdotale. Ma il messaggio sì, accogliamolo.

Socrate diceva non so niente, proprio perché se non so niente problematizzo tutto. La filosofia nasce dalla problematizzazione dell'ovvio: non accettiamo quello che c'è, perché se accettiamo quello che c'è, ce lo ricorda ancora Platone, diventeremo gregge, pecore. Ecco: non accettiamo quello che c'è.

La conseguenza della società della produzione e dell’efficienza è l’inaridimento della vita interiore, la desertificazione della vita emozionale, pur di rispondere al profilo che l’algoritmo che ci ha scelto ha elaborato per noi, non per sapere chi siamo, ma a cosa serviamo.

L'amore è povertà, carenza. È attesa che l'altro corpo percorra uno spazio e, colmando un vuoto, incontri. Nell'incontro non c'è fruizione di un corpo, ma accoglimento di un dono. Il desiderio, invece, non conosce incontri, non riduce la propria soggettività per creare quello spazio indispensabile all'apparizione della soggettività altrui. Il desiderio conosce solo la saturazione per possesso. Nel suo sguardo non ci sono le tracce di un'attesa, ma la smaniosa concupiscenza di incontrare nell'altro solo sé stesso.