Operazione Hiram
Un pensiero o idea di trasferimento [del popolo palestinese risale] ai primi tempi del movimento sionista, come mostrerebbe un’annotazione del diario di Theodor Herzl:
«Dobbiamo espropriare con delicatezza. […] Cercheremo di indurre la popolazione in miseria ad attraversare il confine procurandole un’occupazione nei paesi di transito; negandogliela, però, nel nostro. […] Il processo di espropriazione e di sgombero dei poveri deve avvenire con discrezione e circospezione» Benny Morris, Revisiting the Palestinian Exodus of 1948, in E. L. ROGAN e A. SHLAIM (a cura di), The War of Palestine, Rewriting the History of 1948, Cambridge University Press, Cambridge, 2001, p. 41 [trad. it. La guerra per la Palestina: riscrivere la storia del 1948, Il Ponte, Bologna, 2004].
A distanza di quarant’anni, Ben-Gurion ribadiva il concetto:
«Il trasferimento di popolazione è già avvenuto nella valle di Jezreel, nella piana del Sharon e in altri luoghi. Siete a conoscenza del lavoro del Fondo nazionale ebraico in proposito. Ora occorre realizzare un trasferimento di ben altre dimensioni» Ibidem, p. 43.
Durante la guerra del 1948, Ben-Gurion mise in pratica le sue raccomandazioni. In una campagna nota come Operazione Hiram fu realizzato un trasferimento indiscriminato di popolazione dalla Galilea. Durante questa campagna, ha scritto Morris, le forze armate sioniste eseguirono un numero insolitamente elevato di esecuzioni di popolazione civile contro muri o nei pressi di un pozzo con notevole metodicità. Molto scrupolosamente, Morris cita ventiquattro episodi di terrorismo o di massacro, di cui i più efferati ebbero luogo a Saliha (78 uccisi), Lod (250), Dawayima (centinaia) e, ovviamente, nel già citato villaggio di Deir Yassin. Alcuni di questi massacri furono probabilmente perpetrati per ragioni tattiche: a Dawayima, nei pressi di Hebron, per esempio, una colonna entrò nel villaggio sparando all’impazzata e uccise qualsiasi cosa si muovesse. Altri massacri rispondevano, invece, all’intento strategico di terrorizzare la popolazione affinché fuggisse. Questi massacri non furono certo tenuti nascosti dalla popolazione palestinese. Dopotutto, come ebbe a dire una volta Lenin, l’intento del terrorismo è terrorizzare. (Morris, ricordiamo per inciso, ha giustificato i sionisti richiamandosi alla logica del ben noto aforisma di Lenin: Per fare la frittata occorre rompere le uova).

Secondo un testimone oculare di Deir Yassin:
«Deir Yassin era un villaggio che fu attaccato dagli israeliani, o dai sionisti, il 9 aprile 1948. […] Incontrerà delle persone che le diranno: Questo è quello che successe a Deir Yassin, perché loro erano là. Ho incontrato una donna che mi ha detto che le portarono suo figlio e le dissero di prenderlo in grembo e poi lo uccisero. Usavano coltelli, baionette. Un macello; non un combattimento. Non c’era nessuno da combattere. Erano prevalentemente donne e bambini. Molte, moltissime persone furono massacrate in quel villaggio. Questo massacro terrorizzò l’intera Palestina. Tutti parlavano del massacro di Deir Yassin.»
Complessivamente, furono cancellati oltre cinquecento villaggi palestinesi.
La maggior parte dei palestinesi che fuggì fini in Cisgiordania, nella striscia di Gaza, nei paesi arabi limitrofi. Quelli con un certo grado di istruzione, con specializzazioni o disponibilità economica cercarono di rifarsi una vita meglio che poterono, talvolta in luoghi lontani come il Golfo persico, l’Europa, le Americhe. Quelli che non furono altrettanto fortunati finirono nei campi profughi, organizzati, inizialmente, dallo United Nations Releif for Palestine (Unrp).


Crediti
 James L. Gelvin
 Il conflitto israelo-palestinese
  Traduzione di Piero Arlorio
  Cent'anni di guerra
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Quotes casuali

Quel che finora mi ha fatto soffrire è d'avere rifiutato il Vuoto.
Il Vuoto che era già in me.
È sufficiente questo movimento di luna
che mi fa chiamare quel che rifiuto
e rifiutare quel che ho chiamato.
Antonin Artaud
Quel giorno colsi una pigna
nell'orto di Char.
Una pigna compatta e viva
come una sua poesia.

Non scorderò quel suo
berretto rosso.
Il mio era grigio.
(Il fuoco e la cenere?).

Non scorderò quel suo volto solare.
Il grosso cane nero
che ci stava a guardare.
Non scorderò la fortuna
d'averlo sentito parlare.
Giorgio Caproni
Il fuoco e la cenere
E la madre gli disse: 'Non essere ingenuo, non credere a tutto quello che ti dicono; sappi che il miglio non è l'unità di misura dei canarini, che i malati di mente vanno pazzi per certe caramelle, che Pino Daniele è il nome proprio di un albero e che fa diesis non è musica ma matematica, e cioè la somma di cinques più cinques!
Abbi fiducia in te stesso! Applicati ma non inchiodarti.
E ricordati che il tempo vola. E noi no.
Ma il peggio sarebbe se noi volassimo e il tempo no.
Il cielo sarebbe pieno di uomini con gli orologi fermi'.
Alessandro Bergonzoni