Egon SchieleL’irruzione di Satana nel Giardino dell’Eden, un’oasi di innocenza e armonia, segna inesorabilmente l’inizio della fine per quello stato di beatitudine primigenia. Il suo piano, meticolosamente concepito nelle oscure profondità dell’Inferno durante il grande consiglio dei demoni, non è quello di un assalto frontale contro la divinità – impresa già dimostratasi fallimentare e disastrosa – ma di una vendetta indiretta, più sottile e, nelle sue intenzioni, più dolorosa per Dio: colpire la sua creatura prediletta, l’umanità, inducendola al peccato e alla rovina. La strategia prescelta per raggiungere questo scopo è quella dell’inganno astuto e della seduzione progressiva, non della forza bruta o della coercizione aperta. Satana, consumato maestro di metamorfosi camaleontiche e di retorica subdola e avvolgente, sa perfettamente che per corrompere Adamo ed Eva, per minare la loro fede e la loro obbedienza, deve prima insinuarsi subdolamente nella loro fiducia, presentandosi sotto mentite spoglie, e fare leva sulle loro potenziali, seppur latenti, debolezze psicologiche e spirituali. La sua prima azione significativa una volta penetrato all’interno delle sacre mura del Paradiso è un’attenta e furtiva osservazione della coppia umana (narrata nel Libro IV). Nascosto tra la vegetazione lussureggiante, egli spia i loro movimenti, ascolta i loro dialoghi intimi e innocenti, e viene così a conoscenza dell’esistenza dell’Albero della Conoscenza del Bene e del Male e, soprattutto, del divieto divino associato ad esso, l’unica restrizione imposta alla loro libertà. Questo singolo divieto diventa immediatamente, nella sua mente diabolica, il punto focale del suo attacco, la crepa attraverso cui far penetrare il cuneo della disobbedienza: è l’unico ambito in cui la volontà umana può essere concretamente messa alla prova e, potenzialmente, indotta alla ribellione contro il Creatore.

Durante la notte, mentre Eva dorme, Satana tenta un primo, insidioso approccio, cercando di influenzarla attraverso un sogno perturbante e ambiguo (descritto nel Libro V). In questo sogno, le prefigura, in forma velata e seducente, la tentazione imminente e i presunti, straordinari benefici – elevazione, conoscenza divina, quasi deificazione – che deriverebbero dal mangiare il frutto proibito. Sebbene al risveglio Adamo consoli Eva, minimizzando la portata del sogno, e l’arcangelo Raffaele venga successivamente inviato da Dio per ammonire esplicitamente la coppia sul pericolo incombente, sulla natura astuta del loro nemico e sulla necessità della vigilanza e dell’obbedienza, il seme del dubbio e di una malsana curiosità è stato, seppur sottilmente, piantato, specialmente nella mente più impressionabile e forse più incline alla vanità di Eva.

Il momento cruciale dell’inganno, la scena madre della tentazione, si svolge nel Libro IX, considerato da molti il cuore drammatico del poema. Satana, dopo essere stato temporaneamente scoperto e scacciato dall’Eden grazie alla vigilanza degli angeli custodi Gabriele e Uriele, vi rientra furtivamente, determinato più che mai a portare a compimento la sua missione distruttiva. Per agire con maggiore efficacia e senza destare sospetti immediati, decide di assumere la forma di un serpente. La scelta di questo specifico animale è carica di significati simbolici e biblici: nella tradizione della Genesi, il serpente era già descritto come il più astuto di tutte le bestie selvatiche che il Signore Dio aveva fatto (Genesi 3:1). Milton amplifica questa caratteristica intrinseca, rendendo il serpente un veicolo perfetto per la tentazione e per la voce ingannatrice di Satana. Egli, con un atto di profanazione, entra nel corpo di un serpente addormentato, pervertendo una creatura originariamente innocente e trasformandola in uno strumento del male. Questo atto simbolizza la capacità insidiosa del male di corrompere e pervertire la creazione divina dall’interno, utilizzando le stesse creature di Dio contro il loro Creatore. Il serpente che Satana anima e attraverso cui parla non è un rettile comune, strisciante e sgradevole. Al contrario, Milton lo descrive come una creatura magnifica, dal portamento eretto, con movimenti sinuosi, eleganti e quasi ipnotici, con una pelle screziata di colori brillanti e, soprattutto, dotato della capacità di parlare con un’eloquenza affascinante e persuasiva, simile a quella umana ma ancora più suadente. Questa trasformazione esteriore è parte integrante e fondamentale dell’inganno: la bellezza apparente e la straordinaria capacità retorica servono a mascherare l’intento maligno e la natura demoniaca dell’interlocutore.

Satana, ora celato nelle spire del serpente, sceglie con diabolica strategia il momento e il bersaglio del suo attacco. Egli trova Eva sola nel giardino – un dettaglio narrativo su cui Milton insiste particolarmente, evidenziandone le implicazioni. Eva, mossa da un desiderio di autonomia, forse da una sottile forma di Orgoglio o da un’eccessiva sicurezza nelle proprie capacità di resistere a qualsiasi tentazione, e desiderosa di dimostrare la propria efficienza nel lavoro separatamente da Adamo, si è allontanata dal compagno, nonostante le sue amorevoli preoccupazioni e i suoi espliciti richiami alla prudenza, data la minaccia preannunciata. Questa separazione volontaria la rende oggettivamente più vulnerabile, priva del sostegno e del consiglio del suo compagno più forte e, forse, più razionale. Il Serpente si avvicina a Eva non con minacce o con un atteggiamento ostile, ma con un’abile e calcolata adulazione, con lusinghe raffinate. Inizia elogiando la sua bellezza celestiale, la sua perfezione fisica e spirituale, arrivando quasi a tributarle un’adorazione divina. Poi, fingendo stupore e innocente curiosità, le chiede come sia possibile che una creatura così eccelsa, così simile a una dea, sia soggetta a un divieto apparentemente così arbitrario e irragionevole come quello di non poter gustare il frutto di un albero così bello e attraente, che sembra promettere grandi cose. L’inganno è costruito con un’abilità psicologica sopraffina: Satana fa leva sulla potenziale vanità di Eva, sulla sua naturale curiosità intellettuale (il desiderio di Conoscenza e Ambizione), e su un possibile, latente risentimento verso una limitazione che, presentata sotto quella luce, potrebbe apparire come ingiusta o sminuente. Il Serpente si presenta non come un nemico occulto, ma come un ammiratore sincero, un amico disinteressato e, soprattutto, come un portatore di una nuova e superiore conoscenza, capovolgendo così la realtà dei fatti e il vero ruolo delle parti in commedia. L’uso magistrale del blank verse da parte di Milton è particolarmente efficace nel rendere la sinuosità, la fluidità e la persuasività viscida e ingannevole del discorso del Serpente. Il linguaggio è fluente, elegante, ricco di lusinghe, di interrogative retoriche e di argomentazioni sofistiche e speciose, che avvolgono la mente di Eva come le spire fisiche del rettile stesso. L’inganno è stato preparato con cura meticolosa: la scena è ormai pronta per l’atto finale e fatale della tentazione, che porterà alla Caduta dell’Uomo.

Crediti
 Autori Vari
 Dalla caduta alla promessa di redenzione
  Paradiso Perduto, di John Milton, narra la ribellione di Satana, la Caduta di Adamo ed Eva a causa del suo inganno, e le conseguenze del peccato. Nonostante la perdita dell'Eden, l'opera culmina nella speranza della redenzione attraverso Cristo, guidata dalla Provvidenza divina e dal libero arbitrio.
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