Egon SchieleL’onda d’urto della Caduta dell’Uomo, l’atto di disobbedienza che ha infranto l’armonia primigenia, si abbatte su Adamo ed Eva con una forza devastante subito dopo la Perdita dell’Innocenza. Essi si ritrovano improvvisamente nudi non solo nel corpo, ma soprattutto nell’anima, esposti a un turbine di emozioni negative che prima erano loro completamente sconosciute. La vergogna per la propria condizione, la paura viscerale della presenza divina e del giudizio imminente, si fondono con un profondo, lancinante senso di colpa e un amaro rimorso per la loro trasgressione e per le sue catastrofiche, incalcolabili conseguenze. Il Libro X del Paradiso Perduto è dedicato in larga parte all’esplorazione dettagliata e commovente di questa fase di disperazione, lamento e presa di coscienza, mostrando la prima coppia umana alle prese con il peso schiacciante e quasi intollerabile della loro colpa. La consapevolezza acuta di aver tradito la fiducia illimitata di un Dio infinitamente buono e amorevole, di aver irrimediabilmente perso la beatitudine serena e la comunione intima del Paradiso, e, cosa forse ancora più grave, di aver condannato non solo se stessi ma l’intera loro futura discendenza alla sofferenza, alla fatica, al dolore e alla morte, li getta in uno stato di profonda angoscia esistenziale. Adamo, in particolare, si abbandona a lunghi e tormentati soliloqui, carichi di autocommiserazione, di disperazione cosmica e di un’amara interrogazione sul senso della propria esistenza. Egli mette persino in discussione la giustizia divina, lamenta la sua creazione e desidera quasi, in un impeto di nichilismo, di non essere mai stato creato o di poter tornare immediatamente alla polvere da cui era stato tratto, per sfuggire all’insostenibile fardello della sua nuova realtà.
O miserable of happie! is this the end
Of this new glorious World, and mee so late
The Glory of that Glory…?
… why is life given
To be thus wrested from us? rather why
Obtruded on us thus? who if we knew
What we receive, would either not accept
Life offer’d, or soon beg to lay it down…
(O miserabile tra i felici! è questa la fine
Di questo nuovo glorioso Mondo, e di me così recentemente
La Gloria di quella Gloria…?
… perché la vita è data
Per esserci così strappata? o piuttosto perché
Imposta così su di noi? chi, se sapessimo
Cosa riceviamo, o non accetterebbe
La vita offerta, o presto pregherebbe di deporla… – Libro IX, ma il lamento prosegue nel Libro X).

In questa fase iniziale di smarrimento e dolore, il peso della colpa si manifesta anche, e in modo particolarmente doloroso, attraverso il meccanismo delle accuse reciproche. Come già accennato in precedenza, invece di trovare immediato sostegno e conforto l’uno nell’altra, Adamo ed Eva si rinfacciano aspramente le rispettive responsabilità nella dinamica della Caduta, acuendo così ulteriormente il loro dolore individuale e la loro reciproca alienazione. Questo conflitto aspro e amaro è una diretta e immediata conseguenza del peccato, che ha infranto l’armonia originaria e ha introdotto la divisione, la sfiducia e il risentimento anche nei legami più intimi e sacri, come quello coniugale.

Tuttavia, questo momento di profonda disperazione, di lamento e di conflitto non rappresenta l’ultima parola sulla condizione umana, nemmeno in questa fase immediatamente post-lapsariana. Milton, con grande sensibilità e realismo psicologico, mostra un’evoluzione spirituale ed emotiva nella coppia caduta. È significativo che sia Eva, colei che per prima ha ceduto alla tentazione e che da una certa tradizione misogina è stata spesso considerata la causa primaria della Caduta, a compiere il primo, coraggioso e umile passo verso la riconciliazione e il pentimento. Con lacrime sincere che le rigano il volto e con un’umiltà che contrasta con la sua precedente, seppur breve, euforia post-trasgressione, si avvicina ad Adamo, si getta ai suoi piedi in un gesto di sottomissione e contrizione, e si assume pienamente la propria parte di colpa, chiedendogli perdono per il male arrecato e implorandolo di non abbandonarla in quel momento di estrema desolazione.
Forsake me not thus, Adam, witness Heav’n
What love sincere, and reverence in my heart
I beare thee, and unweeting have offended,
Unhappilie deceav’d; thy suppliant
I beg, and clasp thy knees; bereave me not,
Whereon I live, thy gentle looks, thy aid,
Thy counsel in this uttermost distress,
My onely strength and stay: forlorn of thee,
Whither shall I betake me, where subsist?
…mee, mee onely just object of his ire.
(Non abbandonarmi così, Adamo, testimone il Cielo
Quale amore sincero, e riverenza nel mio cuore
Porto per te, e inconsapevolmente ho offeso,
Infelicemente ingannata; tua supplice
Io prego, e stringo le tue ginocchia; non privarmi,
Di ciò onde vivo, dei tuoi dolci sguardi, del tuo aiuto,
Del tuo consiglio in questa estrema angoscia,
Mia unica forza e sostegno: derelitta da te,
Dove andrò, dove sussisterò?
…me, me sola giusto oggetto della sua ira. – Libro X)
.

Questo gesto di profonda umiltà, di amore disinteressato e di sincero pentimento da parte di Eva ha un effetto catartico su Adamo. La sua durezza, il suo risentimento e la sua autocommiserazione si sciolgono di fronte alla vulnerabilità e alla contrizione della sua compagna. Egli riconosce la propria parte di responsabilità nella tragedia comune – non averla protetta abbastanza, aver ceduto a sua volta – e accoglie Eva con rinnovata tenerezza e compassione. Insieme, finalmente riuniti nel dolore ma anche in un rinnovato legame, iniziano a confrontarsi con la loro situazione non più incolpandosi sterilmente a vicenda, ma cercando conforto, sostegno e forza reciproca. Questo momento di riconciliazione tra Adamo ed Eva è di fondamentale importanza: esso dimostra che l’amore umano, sebbene profondamente ferito e indebolito dal peccato, può ancora essere una fonte potente di forza, di consolazione e di speranza di fronte alle avversità più dure. Dopo essersi perdonati e ritrovati, decidono insieme, con nuova consapevolezza, di rivolgersi a Dio non più con la paura che paralizza o con il risentimento che accusa, ma con un atteggiamento di umile pentimento, di sincera contrizione e di preghiera accorata, accettando la giustizia della loro punizione ma implorando, al contempo, la misericordia divina.
What better can we do, then to the place
Repairing where he judg’d us, prostrate fall
Before him reverent, and there confess
Humbly our faults, and pardon beg, with tears
Watering the ground, and with our sighs the Air
Frequenting, sent from hearts contrite, in sign
Of sorrow unfeign’d, and humiliation meek.
(Cosa possiamo fare di meglio, che al luogo
Tornando dove ci giudicò, prostrati cadere
Davanti a lui riverenti, e là confessare
Umilmente le nostre colpe, e perdono implorare, con lacrime
Innaffiando il suolo, e con i nostri sospiri l’Aria
Frequentando, inviati da cuori contriti, in segno
Di dolore non finto, e di umiliazione mite. – Libro X)
.
Questo segna l’inizio del loro lungo e faticoso cammino penitenziale e l’accettazione consapevole del loro nuovo, aspro destino. Il peso schiacciante della colpa rimane, come una cicatrice indelebile, ma non li annienta più nella disperazione nichilista e senza via d’uscita. Essi trovano la forza di andare avanti, di affrontare il futuro incerto, sostenuti dall’amore reciproco e dalla speranza, seppur ancora tenue e velata, nella promessa di una futura Redenzione e Speranza. Il blank verse di Milton, con la sua straordinaria capacità di modulazione emotiva, cattura magnificamente l’intera gamma di sentimenti di queste scene toccanti: dal lamento disperato e quasi blasfemo, alla tenerezza commovente della riconciliazione, fino alla solennità e alla gravità della preghiera penitenziale, mostrando così la complessità e la profondità della risposta umana al peccato, alla sofferenza e alla possibilità del perdono. La Gerarchia e Ordine Cosmico, pur sconvolti, iniziano a trovare un nuovo, seppur doloroso, equilibrio sotto il segno della misericordia.


Crediti
 Autori Vari
 Dalla caduta alla promessa di redenzione
  Paradiso Perduto, di John Milton, narra la ribellione di Satana, la Caduta di Adamo ed Eva a causa del suo inganno, e le conseguenze del peccato. Nonostante la perdita dell'Eden, l'opera culmina nella speranza della redenzione attraverso Cristo, guidata dalla Provvidenza divina e dal libero arbitrio.
 SchieleArt •   • 



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     Teologia filosofica, Etica

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