Woman with two childrenPer diventare partecipi della pace di Dio (ossia perché sorga la coscienza migliore) bisogna che l’uomo, quest’essere caduco, finito, nullo, sia qualcosa di totalmente diverso, che non sia più nient’affatto uomo, ma che divenga consapevole di sé come qualcosa di totalmente diverso. In quanto vive, in quanto è uomo, non è soltanto consegnato al peccato e alla morte, ma anche all’illusione, e quest’illusione è reale quanto la vita, il mondo stesso dei sensi, anzi è tutt’uno con essi (la Maya degli Indiani) : su di essa si fondano tutti i nostri desideri e brame, che a loro volta non sono che l’espressione della vita come la vita non è che l’espressione dell’illusione; in quanto viviamo, vogliamo vivere, siamo uomini, l’illusione è verità, solo in relazione alla coscienza migliore è illusione. Per trovare quiete, felicità, pace, bisogna rinunciare all’illusione, e per far questo bisogna rinunciare alla vita. È questo il grave passo, il compito irresolubile nella vita e solubile soltanto con l’aiuto della morte – che in sé non dissolve l’illusione ma solo la sua apparenza, il corpo; la santificazione.
Il male di cui soffriamo nella vita (privazione e dolore) ci dà, tutte le volte che ci assale, una conoscenza momentanea di cosa sia la vita (ossia peccato e morte come apparenze dell’illusione), scuote l’illusione, in modo più lieve o più grave, secondo quanto vi siamo profondamente immersi. In un paese di cuccagna si potrebbe anche essere solo dei perdigiorno, ossia rimarremmo immersi nell’illusione; per dileguare, essa deve ricevere una scossa dall’esterno, preannunci, preludi della morte, che è la più grande scossa per l’illusione, ma in sé ancora non la dissolve: la morte non è la santificazione ma dà solo la possibilità della santificazione. Come, infatti, con la vita è posta immancabilmente l’illusione, così anche con l’illusione è posta la vita. E chi persevera nel voler vivere vivrà, anche se questo corpo muore: in quanto infatti vi è l’illusione, anche la sua apparenza non può mancare.

Crediti
 Arthur Schopenhauer
 SchieleArt • De Agostini Woman with two children • 1914




Quotes per Arthur Schopenhauer

Da un certo punto di vista, il contrario dell'invidia è il provare piacere delle disgrazie altrui. Mentre provare invidia è umano, provare piacere delle disgrazie altrui è diabolico. Non esiste alcun indice più sicuro di malvagità di cuore, e di profonda indegnità morale, che un lampo di puro e vivo piacere di fronte alle disgrazie altrui. Si dovrebbe evitare per sempre la persona che ha manifestato un simile sentimento.  Sul fondamento della morale

Le bottiglie sono il mezzo consueto per creare in un gruppo uno stato d'animo comune. Persino il tè e il caffè servono a questo intento.

Dimenticare un aspetto negativo dell'indole di una persona è come buttare via del denaro guadagnato con fatica.

L'uomo, come la più compiuta oggettivazione di quella volontà, è per conseguenza anche il più bisognoso di tutti gli esseri: è in tutto e per tutto un volere, un abbisognare reso concreto, è il concremento di mille bisogni. Con questi egli sta sulla terra, abbandonato a se stesso, incerto di tutto fuor che della propria penuria e delle proprie necessità.  Il mondo come volontà e rappresentazione

La vita è un gioco in cui il corpo, in quanto deve morire e consumarsi, è la posta. Dipende da noi se giochiamo per questa posta, ossia vogliamo gustare le gioie e le sofferenze della vita, o lasciamo stare la posta e aspettiamo solo di andarcene dal tavolo da gioco. Se giochiamo per la posta, è facile venire implicati così a fondo nel gioco, che è difficile venirne fuori.  Manoscritti giovanili