L’umanità non dispone di una sovrabbondanza di modi del pensiero. E due si distaccano come fratelli nemici: connettivo e sostitutivo.
Fondati ciascuno su un enunciato: «a connesso a b
» e «a sta per b
» (dove «a implica b
» è un sottoinsieme di «a connesso a b
»). Non c’è forma del pensiero che non possa essere sussunta nell’uno o nell’altro di questi due enunciati. I quali si trovano fra loro in rapporto di successione cronologica, perché il connettivo ha sempre e ovunque preceduto il sostitutivo, se si intende il connettivo come riferito ai bundhu vedici, quindi a quei «vincoli
» e «nessi
» che collegano i fenomeni più disparati per affinità, somiglianza e analogia.
Quanto più maturo – nel senso di molteplice, avvolgente, preciso – è il pensiero, tanto più praticherà sino in fondo, sino all’estremo delle loro possibilità, entrambi i suoi modi.
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