Leopold tirò fuori una bella immagine per descrivere la situazione. Il marxismo è il Titanic; si è scontrato con un iceberg e in pochissimo tempo è colato a picco. I sopravvissuti del Titanic, nel buio della notte, hanno visto in lontananza le luci scintillanti di un altro transatlantico che passava; hanno nuotato disperatamente verso quello, sono saliti a bordo e si sono salvati. Ora tutti assieme ballano nel salone delle feste al ritmo della stessa orchestra.
Ma anche quel transatlantico, il capitalismo, è un Titanic che, navigando nello stesso mare, finirà presto per schiantarsi contro un iceberg. Per Leopold questo era inevitabile. Io speravo ancora che l’iceberg potesse essere aggirato, magari creando una nuova coscienza fra i naufraghi e gli altri, e rimettendo assieme, specie fra Occidente e Oriente, i resti della saggezza perduta di tutti e due.
È così difficile immaginare un mondo in cui la scienza sia al servizio dell’uomo? Una scienza che non sfrutti la natura, ma che ci aiuti a vivere in armonia con la natura? È davvero utopico immaginare una civiltà in cui le relazioni fra gli uomini siano più importanti dell’efficienza e del progresso materiale?
Per Leopold questo era inevitabile
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