L’ilemorfismo, la teoria metafisica di origine aristotelica che vede ogni sostanza individuale come un composto di materia e forma, sta vivendo una significativa rinascita nella filosofia contemporanea, in particolare come alternativa alle posizioni dominanti nel dibattito mente-corpo come il dualismo cartesiano e le varie forme di fisicalismo. Questa riscoperta è motivata dalla sua apparente capacità di offrire soluzioni eleganti ad alcuni problemi filosofici persistenti. Tuttavia, come ogni teoria complessa, l’ilemorfismo presenta sia notevoli punti di forza sia significative debolezze e sfide che necessitano di un’attenta valutazione.
Tra i principali argomenti a favore dell’ilemorfismo, spicca la sua capacità di superare la dicotomia mente-corpo. Postulando l’essere umano come un’unica sostanza – un corpo animato – dove l’anima (forma) e il corpo (materia) sono principi co-costitutivi e inseparabili, l’ilemorfismo evita alla radice il problema cartesiano dell’interazione tra due sostanze eterogenee. Questo approccio unitario permette una visione integrata della persona, dove gli aspetti mentali e fisici sono intrinsecamente connessi. Strettamente legato a ciò è il suo resoconto della causalità mentale. Invece di una mente che agisce su un corpo, l’ilemorfismo vede l’agente come un’unità psicofisica le cui azioni sono spiegate attraverso una ricca nozione di causalità che include cause formali (la struttura organizzativa, inclusi gli stati intenzionali) e finali (gli scopi e i fini), oltre a quelle efficienti e materiali. Ciò permette di concepire gli stati mentali come causalmente efficaci senza essere epifenomenici o richiedere interventi soprannaturali. Inoltre, l’ilemorfismo fornisce un solido fondamento per la comprensione dell’organizzazione biologica e della vita. Il concetto di anima come forma sostanziale è, per Aristotele, il principio della vita stessa, ciò che distingue un organismo da un ammasso inerte di materia. Questa enfasi sull’organizzazione e sulla funzione intrinseca risuona con approcci moderni nella biologia dei sistemi e nella filosofia della biologia, e si collega proficuamente con le teorie dell’embodiment, che sottolineano l’inseparabilità della mente dal corpo vivente e agente. La sua distinzione tra potenzialità e attualità offre anche un quadro per comprendere lo sviluppo, l’apprendimento e il possesso di capacità anche quando non sono attivamente esercitate.
Nonostante queste potenzialità, l’ilemorfismo si scontra con critiche e difficoltà significative. Una delle obiezioni più comuni riguarda l’oscurità e l’apparente obsolescenza dei suoi concetti centrali, in particolare quello di forma sostanziale e di materia prima. I critici si chiedono cosa sia esattamente una forma sostanziale in termini scientifici moderni. Come si distingue da, o si relaziona a, concetti come informazione, struttura complessa, o programma genetico? Il rischio è che forma diventi un termine vago o un mero segnaposto per ciò che non si comprende. La conciliazione con la scienza moderna è una sfida cruciale.
- La fisica contemporanea descrive il mondo a un livello fondamentale senza apparente bisogno di forme sostanziali o di finalità intrinseca (almeno al di fuori della biologia). Come si armonizza la visione ilemorfica con una fisica che sembra operare principalmente attraverso cause efficienti e materiali?
- Le neuroscienze cercano spiegazioni meccanicistiche delle funzioni cognitive. Sebbene l’ilemorfismo possa sostenere che i processi neurali sono la realizzazione materiale delle capacità formali, deve specificare più dettagliatamente questa relazione per evitare di essere o ridondante o in conflitto con le spiegazioni scientifiche.
- L’evoluzione biologica pone la questione di come emergano nuove forme sostanziali. Il gradualismo evolutivo sembra mal conciliarsi con l’idea di forme discrete e specifiche.
Un altro punto dolente, già presente in Aristotele, è il problema dell’intelletto (nous). La sua tesi che l’intelletto attivo possa essere separabile dal corpo e immortale introduce una tensione quasi dualistica all’interno del sistema, che i moderni ilemorfisti devono risolvere se vogliono mantenere la promessa di un completo superamento del dualismo. La spiegazione della coscienza fenomenica e dei qualia rimane una sfida. Anche se l’ilemorfismo evita il dualismo delle sostanze, deve ancora fornire un resoconto convincente di come una certa organizzazione formale della materia dia origine all’esperienza soggettiva, al com’è essere un certo organismo. Infine, questioni riguardanti l’individuazione e l’identità personale attraverso cambiamenti corporei radicali possono presentare difficoltà per un sistema in cui la materia contribuisce all’individuazione e la forma è specifica ma universale per la specie.
L’ilemorfismo si presenta come una teoria filosofica ricca e stimolante, con il potenziale di offrire una prospettiva unificante sulla natura umana e sulla mente. I suoi punti di forza risiedono nella sua capacità di superare la dicotomia mente-corpo e di fornire un modello integrato di causalità. Tuttavia, per essere pienamente convincente nel contesto contemporaneo, deve affrontare la sfida di chiarire i suoi concetti fondamentali in modo preciso e di dimostrare la sua compatibilità e fecondità esplicativa rispetto alle conoscenze scientifiche attuali. Il suo valore potrebbe risiedere più nel fornire un quadro metafisico generale per interpretare i risultati scientifici che nel generare ipotesi scientifiche specifiche.
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