Educazione e alfabetizzazione digitaleNell’era dell’IA, l’educazione non è più un optional: è una questione di sopravvivenza sociale e politica. Coeckelbergh ci mette davanti a un’urgenza: se non capiamo la tecnologia che plasma le nostre vite, perdiamo il potere di controllarla. La filosofia politica ci spinge a vedere l’alfabetizzazione digitale come un diritto e un dovere, per non lasciare la società in balia di un’élite tecnologica.

L’IA sta cambiando tutto: lavoro, comunicazione, decisioni. Ma chi non sa come funziona rischia di esserne travolto. Pensiamo ai giovani: cresceranno in un mondo dove gli algoritmi decidono opportunità e limiti. Senza un’educazione digitale, saranno utenti passivi, non cittadini attivi. Coeckelbergh insiste: sapere non è solo potere, è libertà. Capire l’IA significa poterla criticare, usarla, governarla.

Il problema è l’accesso. Non tutti hanno computer, internet, insegnanti preparati. Il divario digitale è già una realtà: scuole ricche sfornano ragazzi pronti per l’IA, mentre altre arrancano con libri di testo vecchi. Questo non è solo ingiusto: è un rischio politico. Una società spaccata tra chi sa e chi no è terreno fertile per disuguaglianze e manipolazione. Pensiamo alla disinformazione: senza alfabetizzazione digitale, distinguere il vero dal falso diventa impossibile.

C’è poi il contenuto. Non basta insegnare a usare un’app: serve capire come l’IA pensa, quali bias nasconde, quali valori riflette. Coeckelbergh propone un’educazione olistica: coding, sì, ma anche etica e critica. Ad esempio, spiegare come un algoritmo può discriminare o come la sorveglianza digitale erode la privacy. Questo forma cittadini consapevoli, non solo lavoratori utili al mercato.

Il lavoro è un altro driver. L’IA sta riscrivendo le professioni: chi non si aggiorna è fuori. Ma la formazione non può essere un lusso privato: deve essere pubblica, universale. Pensiamo alla disoccupazione tecnologica: senza riqualificazione, intere generazioni restano ai margini. La politica deve investire qui, non solo per l’economia, ma per la coesione sociale.

Il rischio è la delega. Se lasciamo l’alfabetizzazione digitale alle big tech – che già controllano l’IA – finiamo in un circolo vizioso: loro decidono cosa impariamo, rafforzando il loro potere. Coeckelbergh suggerisce un approccio democratico: stati e comunità al timone, con programmi aperti e inclusivi. Solo così l’educazione diventa uno scudo contro la concentrazione di controllo.

In conclusione, l’alfabetizzazione digitale è la chiave per non subire l’IA, ma guidarla. Non è solo scuola: è politica, perché decide chi avrà voce nel futuro. Coeckelbergh ci sfida a non rimandare: un popolo ignorante della tecnologia è un popolo vulnerabile, e questo nessuna democrazia può permetterselo.

Crediti
 Autori Vari
  *Filosofia politica dell'intelligenza artificiale: un'introduzione* di Mark Coeckelbergh offre una panoramica completa delle sfide politiche poste dall'IA, invitando a una riflessione critica sul suo ruolo nella società.
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