L’altra importante tappa della storia cui vanno ricondotte le responsabilità di quel che succede qui oggi è la guerra in Afghanistan.
Gli americani, fin dalla prima ora alleati del Pakistan contro l’India pro-sovietica, fanno di questo Paese la base della resistenza afghana contro il regime di Kabul e contro la forza d’intervento sovietica. Miliardi e miliardi di dollari entrano nel Paese per finanziare i mujahiddin, i guerrieri santi, e le scuole coraniche in cui vengono addestrati i combattenti della guerra santa contro i comunisti. Karachi è il porto d’ingresso di tutto il materiale bellico che gli Stati Uniti offrono alla resistenza.
Il fatto che parte di queste armi si perdono per strada in territorio pakistano non preoccupa eccessivamente Washington, come non preoccupa il fatto che nei contenitori che tornano vuoti dalla frontiera vengono nascosti ingenti quantitativi di eroina che, passando per Karachi, vanno in tutto il mondo.
Per anni la priorità americana è stata quella di sconfiggere l’Unione Sovietica in Afghanistan e accelerare il processo di disintegrazione dell’URSS. Il risultato è stato un grande successo.
Il prezzo di quella strategia però viene ora pagato da Karachi: circa 50.000 fucili mitragliatori sono oggi in mani private nella città e la mafia della droga è diventata un vitale centro di potere in grado di controllare, attraverso i suoi uomini in alte posizioni politiche, le attività dei vari partiti, compreso l’Mqm.
La vittoria americana in Afghanistan ha anche lasciato moltissimi combattenti della guerra santa islamica disoccupati ed è fra questi che i vari gruppi e i vari servizi segreti reclutano la loro manovalanza e i loro agenti provocatori.
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