Praticità dei romani
È curioso constatare – ed insisto su questo punto, perché mi sembra di importanza capitale, e perché, pur essendo noto, non mi sembra abbastanza sottolineato – è curioso constatare l’indifferenza pressoché totale del mondo romano per la scienza e la filosofia. Il cittadino romano si interessa alle cose pratiche. L’agricoltura, l’architettura, l’arte della guerra, la politica, il diritto, la morale. Ma si cerchi in tutta la letteratura latina classica un’opera scientifica degna di questo nome, e non si troverà; un’opera filosofica, ancor meno. Si troverà Plinio, cioè un insieme di aneddoti e racconti da comare; Seneca, cioè un’esposizione coscienziosa della morale e della fisica stoiche, adattate – il che significa semplificate – ad uso del pubblico romano; Cicerone, cioè i tentativi filosofici di un letterato dilettante; o Macrobio, un manuale di scuola elementare. È veramente stupefacente, se vi si presta attenzione, che i Romani, non producendo nulla essi stessi, non abbiano nemmeno mai sentito il bisogno di procurarsi delle traduzioni. In effetti, al di fuori di due o tre dialoghi platonici (tra cui il Timeo) tradotti da Cicerone – trasduzione di cui non ci è pervenuto nulla – né Platone, né Aristotele, né Euclide, né Archimede sono mai stati tradotti in latino. Almeno nell’età classica. Perché se è vero che l’Organon di Aristotele e le Enneadi di Plotino lo furono, è parimenti vero che in fin dei conti ciò avvenne molto tardi e per opera di cristiani.

Crediti
 Alexandre Koyré
 Scritti su Spinoza e l'averroismo
 SchieleArt •   • 




Quotes casuali

I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo.Karl Marx
Il Capitale
Non si vede due volte lo stesso ciliegio, né la stessa luna contro cui si staglia un pino. Ogni momento è ultimo, perché è unico.Marguerite Yourcenar
Il teatro (se autentico) è un non-luogo. Non ha da essere compreso. È nientemeno che irrappresentabile (ne avete sentito pettegolare?). Non ha “messaggi” da distribuire. Il teatro (Il teatro (se ause è tale) comunica un bel niente. È depensamento antidialettico e privo di coscienza collettiva. Risveglia energie dimenticate. Il suo scopo non è consolatorio. È inumano. Anti-terapeutico. Capite? Anti! Eutanasiaco. Il teatro è un altrove che trasforma in uomini i cittadini, e non viceversa.Carmelo Bene
Vita di Carmelo Bene