Nessun modello matematico […] avrebbe potuto prevedere il maremoto che la notte del 28 dicembre 1908 colpisce Messina e Reggio Calabria. Le vittime sono oltre centomila: una cifra esatta non è mai stata data. Immensi i danni. Caotici e dispersivi i soccorsi che impiegano giorni e giorni per raggiungere le zone devastate. Nella periodizzazione della storia d’Italia il terremoto di Messina ha scarsissimo peso. È quasi un inciso dentro una cronologia dove hanno maggior rilievo non solo guerre e moti politici, ma anche l’avvicendamento di governi «balneari» e il succedersi di sbiaditi partiti. E tuttavia rimane l’impressione che in quegli ultimi giorni del 1908 venga scritta una pagina importante della nostra storia: quasi che il sisma, oltre a spazzare via Reggio e Messina e diverse altre località circostanti, abbia inferto una ferita all’unità stessa della penisola, distaccando il profondo sud dal resto del Paese. Vanificando così la speranza che le due parti della nazione possano trovare – prima o poi – passo comune: uno stringersi e fare comunità non attraverso il solito crogiolo di sangue versato sui campi di battaglia, in qualche ennesima avventura militare, ma – piuttosto – nella concretezza della quotidianità. Così non è stato e da allora, forse, la storia d’Italia si è trovata a inoltrarsi lungo altre vie. Una strada che fa sì che nel 1990, a ottantadue anni dal sisma, a Messina quasi settemila persone vivessero ancora nelle baracche costruite, tre generazioni prima, dai soccorritori venuti in aiuto dei sopravvissuti.
Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini
SchieleArt • Heritage Images Self-Portrait with Raised Bare Shoulder • 1912
Ancora nessun commento