Lettera ai primitivisti
La propaganda primitivista lega la ricerca della libertà al rifiuto di una civiltà che avrebbe addomesticato l’animale umano, imponendogli ogni tipo di restrizioni. Fino a quando dovremo continuare a sentire queste semplicionerie? La gioia di convivere con gli altri, la relazione diretta con le cose naturali – compresa la nostra stessa natura umana – lo sforzo di creare qualcosa, di costruire in comune e in libero dialogo critico, la ricerca di un certo sapere empirico, la resistenza al Potere…, tutto ciò è cresciuto e si è sviluppato nell’anima umana, individuale e collettiva, attraverso secoli e secoli di costruzione e lotta storica. Non ha senso andare a cercare questi valori, nel loro stato puro, in un’insospettata epoca preistorica.

Rifiutiamo quell’aspetto curiale dell’anarcoprimitivismo che ci predica una certa idea della sessualità, del piacere e del tempo libero. Sappiamo già come questa epoca del consumo rapido ed eiaculante voglia convertirci in insaziabili cercatori di piaceri e di svaghi, in pigri incapaci di tessere un po’ di lana, camminare dieci o dodici chilometri, tagliare legna o leggere un libro, aspettandoci che tutto sia risolto dalle macchine e dai computer. Se l’anarcoprimitivismo vuole semplificare le nostre vite fino al punto di farci diventare mandrie disperse che trascorrono il loro tempo a percorrere il territorio e mangiare frutti selvatici, liberati da ogni peso, allora la sua utopia non è neanche lontanamente la nostra utopia.

Questa libertà senza contenuti che ci propongono i primitivisti può sedurre solo coloro che, per comodità, si rifiutano di passare all’azione di costruire progetti solidi, cooperativi, che rappresenterebbero essenzialmente un problema per il Potere. La cultura del Potere si è imposta proprio attraverso la distruzione di tutte le vie di un’autonomia materiale che un tempo erano ancora vicine alla vita dei popoli. L’autonomia materiale si riproduceva, socialmente, nell’auto-organizzazione, nell’associazione e nel mutuo appoggio. Si sa come ampie forme di comunalismo siano esistite durante alcuni periodi della storia in alcune zone della penisola. Queste forme di comunità non devono essere modelli, strictu sensu, per noi, ma ci offrono indicazioni su come potrebbero essere ideati progetti sociali in futuro. In effetti, alcune correnti anarchiche hanno tenuto in grande considerazione l’esperienza di queste comunità.

Ma in ogni caso, affinché queste proposte possano avere una qualche efficacia, i primitivisti dovrebbero liberarsi di un’idea riduzionista della natura come stato selvaggio, puro, ambiente attraverso il quale l’essere umano deve passare senza lasciare alcuna traccia. A questo proposito, bisogna ricordare l’insistenza del biologo Richard Lewontin sul mito di un ambiente separato e indipendente dagli organismi che lo popolano, quando la realtà è piuttosto di un’entità totale, integrata, frutto di un’azione reciproca e costante di entrambi, senza che questo, ovviamente, serva a dare ragione agli industrialisti, che per nascondere i danni già causati dal capitalismo industriale si rifiutano di distinguere la natura dall’azione umana. Contro di loro, diremo che ci interessa discernere che se l’ambiente naturale che circonda gli insediamenti umani è un prodotto umano, ciò non ci farà dimenticare l’effetto sull’ambiente causato dall’eccesso industriale, che ha già brutalmente sostituito tutta la natura e tutta la vita sociale.

Contrariamente a quanto si possa pensare, gli Amici di Ludd credono che l’anarcoprimitivismo sia un sintomo del fatto che il vecchio movimento rivoluzionario vuole incarnarsi in altre forme di contestazione, che i vecchi paradigmi progressisti sono scaduti, che il discorso tecnologico sta iniziando ad essere messo in discussione a molti livelli, che la causa della libertà mette in discussione i dogmi dell’economicismo e della sicurezza, così come i cosiddetti progressi materiali di questa epoca suicida. Il contenuto di questa lettera dice molto poco delle speranze che possiamo nutrire riguardo alle possibilità di questa corrente, ma confidando che alcuni dei suoi elementi più lucidi possano rispondere alle nostre critiche, speriamo che la sua redazione sia servita a qualcosa.

Crediti
 Amici di Ludd
 Lettera ai primitivisti
  Fonte: Gritasalvaje
 SchieleArt •   • 



Citazioni correlate

  • La libertà non è fine a se stessa, essa è autentica solo quando viene posta al servizio della verità, della solidarietà e della pace.
     Karol Wojtyla  

  • «Credere, obbedire, combattere» è uno slogan che poteva – e potrebbe – andar bene per un popolo di pecoroni (come ha ampiamente dimostrato di essere quello italiano), non certo per degli spiriti non dico liberi, ma quantomeno attenti. Tuttavia anche questi, volendo, potrebbero trarre insegnamento da questo vecchio motto se inteso in senso contrario alle ragioni per le quali fu coniato: credere in sé stessi (e non a un duce); obbedire alle proprie inclinazioni (e non a qualcuno o a un qualcosa di superiore); combattere contro chiunque voglia limitare la nostra libertà (e non per la patria, per un ideale o, peggio ancora, per un'ideologia).
     Giovanni Soriano    Malomondo

  • Senza cultura e la relativa libertà che ne deriva, la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla. Ecco perché ogni autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro.
     Albert Camus  

  • La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta.
     Theodor Adorno  

  • Se ciascuno avesse la libertà di interpretare a proprio arbitrio il diritto pubblico, nessuno Stato potrebbe sussistere.
     Baruch Spinoza  

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