Three male nudesCome ho spesso mostrato, è in sé, e non nell’apparenza, che tormentatore e tormentato sono identici, per quanto diversamente mostri la Māyā, e in questo sta l’eterna giustizia. Ma l’intelligenza non dirozzata, che prende l’apparenza per cosa in sé, vuol vedere nel tempo e nell’individuum ciò che spetta solo alla cosa in sé.
Se un uomo per aumentare in modo considerevole il proprio benessere diminuisce in modo considerevole quello di un altro, lo pone quindi nello stato di sofferenza, il piacere del primo è disturbato, anche se soltanto per un istante, da una pena di tipo particolare, che chiamiamo rimorso di coscienza.
È la confusa, oscura coscienza di ciò che segue: innanzitutto, che solo per la rappresentazione, non in sé, solo mediante la forma della rappresentazione, ossia del principium individuationis, che è la Māyā, egli, che è causa della sofferenza altrui, è diverso dal sofferente; in sé invece, in ciò che il mondo è oltreché rappresentazione, sono entrambi l’unica volontà di vivere, e in tal modo il sofferente e colui che infligge la sofferenza sono una sola cosa. Che quindi tramite l’accecamento della Māyā la volontà di vivere entra in contrasto con sé stessa, perché proprio cercando in una delle sue apparenze un benessere accresciuto genera nell’altra una grande sofferenza, ma una sofferenza che lei stessa deve sopportare, con cui sconta l’infrazione all’eterna giustizia, che ha appunto qui la sua fonte.
La giustizia temporale infatti prende le mosse soltanto dal principium individuationis e quindi dall’egoismo; l’individuo, dotato di ragione, si preoccupa di sé stesso quando fa il patto che nessuno danneggi l’altro: questa giustizia temporale è la fonte del diritto di natura.
La giustizia eterna invece è un penetrare con lo sguardo il principium individuationis, con cui si riconosce che il tormentatore e il tormentato non sono diversi in sé, e la forte volontà di vivere deve scontare la contraddizione in cui entra con sé stessa e paga la voluttà con il tormento.

Crediti
 Arthur Schopenhauer
 SchieleArt •  Three male nudes • 




Quotes per Arthur Schopenhauer

Chi in qualunque campo imita l'individualità di un altro che, poniamo, gli è piaciuta è ridicolo proprio come uno che indossi vestiti altrui. E ciò che più conta: emette egli stesso una sentenza di condanna sul proprio valore, volendo essere altro da quello che è.

L'egoismo, di cui tutti noi siamo stracolmi, è la nostra partie honteuse [parte vergognosa] per nascondere la quale abbiamo inventato la gentilezza. L'egoismo traspare da tutti i veli sotto cui tentiamo di nasconderlo, soprattutto quando cerchiamo istintivamente di utilizzare chiunque ci capiti davanti come un possibile mezzo per uno dei nostri innumerevoli fini. Appena facciamo una nuova conoscenza, infatti, pensiamo subito se essa potrebbe servirci in qualche modo. Per la maggior parte delle persone, quando sono convinte che il nuovo conosciuto a loro non serve, quest'ultimo diventa proprio un nulla.  Il fondamento della morale

La vera e profonda pace del cuore e la perfetta tranquillità d'animo, che costituiscono subito dopo la salute il più grande bene terreno, si troveranno soltanto nella solitudine, e come stato d'animo duraturo solo nel più profondo isolamento. Se in tal caso la propria individualità è grande e ricca, si godrà dello stato più felice che possa venir ritrovato su questa povera terra.

Ogni uomo considera i limiti della propria visione personale come i limiti del mondo.

Essere consapevoli di ciò che si prova dentro di sé senza sentirsi sbagliati, è il passo fondamentale per essere padroni di sé stessi.