Oggi molti ancora pensano che il consulente in PR sia un propagandista, in realtà il momento in cui generalmente si pensa incominci ad intervenire, corrisponde spesso alla fase ultima della sua azione.
Dopo una ricerca approfondita sul pubblico e sul committente la sua missione può definirsi conclusa con la formulazione delle misure che ritiene opportune, talvolta va oltre, per garantire pieno successo al suo lavoro. In molti casi, se si vuole che il grande pubblico comprenda e apprezzi nel suo giusto valore le intenzioni di un commerciante, di un educatore o di un uomo di stato, è indispensabile informarlo costantemente in modo dettagliato e trasparente. Il consulente in PR deve allora dare prova di una vigilanza costante, per impedire che la diffusione di informazioni non adeguate o sbagliate abbiano ricadute molto negative. Una falsa voce propalata in un momento critico è in grado di provocare un crollo delle azioni che costerebbe milioni di dollari. Il segreto o il mistero che avvolgono le transazioni finanziarie di un’impresa genera un sospetto diffuso che potrebbe diventare un invisibile freno a tutte le iniziative rivolte all’opinione pubblica. Il consulente in PR deve essere capace di bloccare alla fonte le voci e i sospetti, dando nel più breve tempo possibile informazioni esatte o più complete, tramite mezzi di diffusione efficaci. Deve inoltre stabilire una fiducia talmente solida nell’integrità del proprio cliente, da spegnere sul nascere ogni insinuazione e diceria.
Le sue funzioni possono anche comportare la ricerca di nuovi mercati di cui non sospettava neppure l’esistenza.
Riconoscere che il lavoro delle PR costituisce una professione a pieno titolo, significa anche ammettere che esso risponde a un ideale e obbedisce a un’etica. L’ideale, molto pragmatico, consiste nel far sì che il suo cliente (un’assemblea elettiva incaricata di formulare le leggi o un industriale che fabbrica prodotti di largo consumo) capisca che cosa desidera l’opinione pubblica, e viceversa essa comprenda quali sono gli obiettivi del committente. Nel mondo industriale il consulente in PR punta a raggiungere l’obiettivo ideale che consiste nell’eliminare le perdite di tempo e i contrasti provocati quando l’azienda avvia la produzione di beni che ben presto si vede avranno uno scarsissimo mercato.
Le compagnie telefoniche ad esempio utilizzano grandi servizi di PR per spiegare il senso delle loro iniziative e non sprecare energie in deplorevoli malintesi. La descrizione della minuzia scientifica che le guida nella scelta del prefisso alfanumerico delle loro centrali telefoniche, in modo da rendere questi codici comprensibili e chiaramente identificabili, consente al pubblico di apprezzare lo sforzo compiuto per garantirgli un servizio di qualità, sollecitandolo a cooperare.
L’ideale delle PR è facilitare la relazione tra docenti e allievi, tra governo e popolo, tra istituzioni di beneficenza e i loro donatori, e tra le stesse nazioni.
D’altronde questa professione ha elaborato un proprio codice morale che non ha nulla da invidiare a quelli degli avvocati o dei medici, e che gli è imposto dalle condizioni stesse del suo lavoro. Al pari dell’avvocato, anche il consulente di PR riconosce che ciascuno ha il diritto di presentare il suo caso sotto la luce migliore, tuttavia si rifiuterà di assistere un cliente che reputa disonesto e di lavorare per un prodotto contraffatto o per una causa che giudica antisociale. Uno dei motivi è che questo difensore, specializzato nel promuovere una determinata idea o prodotto, viene associato, agli occhi della gente, al cliente che rappresenta. Inoltre ogni volta che perora una causa davanti alla corte -il tribunale dell’opinione pubblica- cerca di pesare sul verdetto e le decisioni dei giurati. Nel palazzo di giustizia, il potere decisionale è bilanciato tra il magistrato e la giuria, davanti all’opinione pubblica il consulente in PR svolge i due ruoli insieme, perché nello stesso tempo durante la perorazione esprime il suo parere ed emette il verdetto.
Inoltre il consulente si rifiuta di assistere un cliente i cui interessi collidono con quelli di un altro cliente, non accetta coloro che presentano casi disperati o propongono di commercializzare prodotti invendibili. La sincerità deve essere la sua regola aurea, perché, va ribadito, egli non mira a ingannare il pubblico o a indurlo in errore, se lo facesse la sua reputazione crollerebbe e, professionalmente parlando, sarebbe un uomo finito.
Tutto il materiale di propaganda che viene inviato reca indicazioni precise che consentono di risalire alla fonte. I giornalisti sanno quindi da dove proviene, perché è stato spedito, ed è in funzione del suo valore informativo che ne decidono la pubblicazione.
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