Trotter e Le Bon inizialmente hanno affrontato l’argomento da un punto di vista scientifico, Graham Wallas, Walter Lippmann Wilfred Trotter (1872-1939) medico chirurgo britannico pioniere della neurochirurgia, famoso per i suoi studi di psicologia sociale e soprattutto per aver elaborato il concetto di spirito gregario che venne descritto in due saggi usciti sulla Sociological Review nel 1908 e 1909 e poi raccolti nella sua celebre opera Instincts of the Herd in Peace and War1916-1919 pubblicata nel 1919. Sviluppa il concetto elaborato dal francese Le Bon. Incontra diverse volte Sigmund Freud il cui biografo, Ernest Jones, sostiene che Trotter fosse uno dei rarissimi inglesi che capivano il significato delle opere di Freud. Gustave Le Bon (1841-1931) sociologo, tra il 1860 e il 1880 viaggia attraverso l’Europa, l’Asia e l’Africa del Nord, dalle osservazioni scrive racconti di viaggio, opere di archeologia e antropologia sulle civiltà orientali. Il suo primo grande successo editoriale è del 1894, Les Lois psychologiques de l’évolution des peuples poi nel 1895 l’opera più celebre, Psychologie des foules, le cui idee svolsero un ruolo importante all’inizio del XX secolo, lo stesso lavoro di Freud Psicologia collettiva e analisi dell’io del 1921 si basa su una critica dell’opera di Le Bon che venne poi utilizzata dagli studiosi di sociologia dei media come Hadley Cantril o Herbert Blumer. Riscoperto di recente in Francia da Catherine Rouvier Les Idées politiques de Gustave Le Bon ou la mesure de l’irrationel en politique, PUF Paris 1986. Graham Wallas (1858 1932) socialista inglese, psicologo sociale, pedagogista e presidente della Rationalist Press Association, aderisce nel 1886 alla Fabian Society dove conosce George Bernard Shaw, ma lascia i fabiani nel 1904 per protesta contro l’appoggio da loro dato alla politica doganale di Joseph Chamberlain. A partire dal 1895 insegna alla London School of Economics. e altri che hanno proseguito le ricerche sulla mentalità collettiva, sono riusciti a dimostrare che il gruppo non aveva le stesse caratteristiche psichiche dell’individuo ed era motivato da impulsi ed emozioni che le conoscenze sulla psicologia individuale non riuscivano a spiegare. Da ciò l’interrogativo: se si riesce a identificare i meccanismi e le molle della mentalità collettiva, non si potrebbero controllare le masse e mobilitarle a piacere senza che se ne rendano conto? Le recenti azioni di propaganda hanno dimostrato che ciò era possibile, sia pure fino a un certo punto ed entro determinati limiti. La psicologia collettiva è ancora lungi dall’essere una scienza esatta e i misteri delle motivazioni umane sono ancora in parte sconosciuti.
In questo quadro l’alleanza tra teoria e pratica si rivela fruttuosa e consente di affermare che, in alcuni casi, l’attivazione di un certo meccanismo provoca effettivamente un mutamento dell’opinione pubblica molto vicino a quello previsto. Un po’ come un automobilista regola la velocità della sua vettura agendo sull’acceleratore. Benché la propaganda non sia una scienza sperimentale, essa tuttavia ha superato quella dimensione empirica che la caratterizzava prima degli studi sulla psicologia delle folle. È scientifica nel senso che cerca di basare le sue operazioni su conoscenze precise, tratte dall’osservazione diretta della mentalità collettiva e nel contempo su principi la cui coerenza e sufficiente regolarità sono state dimostrate. Così come fa lo scienziato nel suo laboratorio, anche il propagandista moderno studia sistematicamente il materiale su cui lavora. Quando ad esempio prepara una campagna di vendita su scala nazionale, esplora il settore, coadiuvato da un servizio stampa e da un corpo di sondaggisti, ed effettua personalmente delle ricerche mirate. In tal modo individua le caratteristiche del prodotto che hanno perso la loro attrattiva e scopre in che direzione si va orientando il gusto del pubblico. Non trascura di valutare, ad esempio, se, e in quale misura la moglie ha voce in capitolo nelle scelte del marito relative all’automobile, ai vestiti o alle camicie.
Propaganda. Della manipolazione dell'opinione pubblica in democrazia
Traduzione di Augusto Zuliani
La psicologia delle PR
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Psicologia delle folle – Gustave Le Bon
Un classico della psicologia sociale, in cui Le Bon esplora il comportamento delle folle e come queste possano essere influenzate da leader carismatici. Il libro è fondamentale per comprendere le dinamiche che muovono le masse e la loro suscettibilità alla manipolazione, gettando le basi per gli studi successivi sulla propaganda.
Opinione pubblica – Walter Lippmann
Questo testo analizza come l’opinione pubblica sia formata e influenzata dai media e dalle élite politiche. Lippmann introduce il concetto di “stereotipo” come filtro della percezione, evidenziando il potere dei media nel plasmare le credenze collettive, un tema strettamente collegato alla manipolazione delle folle.
La società dello spettacolo – Guy Debord
Debord critica la società moderna, in cui la realtà è sostituita da rappresentazioni mediate, come spettacoli e immagini. Il libro offre una visione critica della manipolazione mediatica e del potere dei mezzi di comunicazione nel costruire la realtà collettiva, temi che si allineano con l’analisi della propaganda e della psicologia delle folle.
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