Lo spagnolo alle spalle, la sua creatura davanti: istintivamente il capitano si precipitò fuori, alla luce. Si ritrovò all’aperto senza danno, al di là di Atufal, coi pugni stretti e le mascelle serrate. Quando poté scorgere la sua linda nave tranquillamente all’ancora, e quasi a distanza di voce; quando poté scorgere la sua cara scialuppa piena di visi familiari che saliva e scendeva seguendo il moto delle brevi onde al fianco del San Dominick, e quindi, volto lo sguardo al ponte che aveva abbandonato, scorse gli stoppai sempre concentrati con aria grave su quel lavoro di pazienza con le dita; quando udì lo sfregare industrioso e i suoni sordi dei pulitori della accette, sempre impegnati nel loro incessante lavoro; e soprattutto, quando vide la natura assumere il suo aspetto tranquillo e riposante al calare delle ombre della sera, col sole ormai tramontato che mandava una luce tenue come quella della tenda di Abramo; quando percepì tutto questo con occhi e orecchie ammaliati e scorse la figura incatenata del negro, si allentò la stretta che serrava mascella e mani. E ancora una volta sorrise dei fantasmi che l’avevano beffato, e avvertì qualcosa come un sapore di rimorso, perché i dubbi, che aveva nutrito anche solo per un istante, gli sembravano quasi una prova di incredulità nei confronti dell’eternamente vigile Provvidenza celeste. Ci fu un’attesa di qualche minuto mentre, secondo i suoi ordini, la scialuppa veniva agganciata alla passerella. In questo intervallo, il capitano Delano, si sentì invadere da una malinconica soddisfazione, al pensiero di quello che aveva fatto per assistere uno straniero. Ah, pensò, dopo aver commesso una buona azione la coscienza è sempre tranquilla nonostante l’ingratitudine di coloro che abbiamo beneficato.
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