L’universo laplaciano non può avere un momento di nascita, poiché qualsiasi insieme di condizioni fisiche deve nascere, logicamente e inevitabilmente, da qualche situazione precedente, e così via all’ infinito. Non può accadere nulla che non abbia una causa. Ma l’universo quantistico è diverso. Dai tempi in cui Marie Curie si meravigliava della spontaneità del decadimento radioattivo, dai tempi in cui Rutherford domandava a Bohr che cosa fosse a far saltare l’elettrone da una parte all’altra dell’atomo, è gradualmente cresciuta la consapevolezza che, in definitiva, gli eventi quantistici accadano senza ragione. Siamo quindi ad un punto morto. La fisica classica non sa dire perché è nato l’universo, poiché nulla può accadere a meno che qualche evento precedente non lo faccia accadere. La fisica quantistica non sa dire perché è nato l’universo e afferma soltanto che lo ha fatto, spontaneamente, più per una questione di probabilità che di certezza. Einstein aveva ragione, in altre parole, quando si lamentava che la meccanica quantistica poteva offrire solo un quadro incompleto del mondo fisico. Ma forse Bohr aveva ancora più ragione a credere che questa incompletezza non fosse soltanto inevitabile, ma realmente necessaria. Arriviamo a un paradosso che sarebbe piaciuto a Bohr: è solo grazie a un inesplicabile atto iniziale di incertezza quantistica che ha avuto origine il nostro universo, dando il via a una catena di eventi che hanno portato alla comparsa sulla scena di noi che ci domandiamo quale impulso originario abbia portato alla nostra esistenza.
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