Qualità pregnante di una trama

Fra i cosiddetti colori e i cosiddetti visibili, si ritroverebbe il tessuto che li fodera, li sostiene, li alimenta, e che, dal canto suo, non è cosa, ma possibilità, latenza e carne delle cose. Lo sguardo avvolge, palpa, sposa le cose visibili, come se le sapesse prima di saperle, esso si muove a modo suo nel suo stile regolare e imperioso, e nondimeno le vedute che ho non sono vedute qualsiasi, io non guardo un caos, ma delle cose, cosicché non si può dire se è lo sguardo o sono le cose a comandare. Dobbiamo abituarci a pensare che ogni visibile è ricavato dal tangibile, ogni essere tattile è promesso in un certo qual modo alla visibilità; e che c’è sopravanzamento, sconfinamento, non solo fra il toccato e il toccante, ma anche fra il tangibile e il visibile che è incrostato in esso, così come, reciprocamente, il tangibile stesso non è un nulla di visibilità, non è privo di esistenza visiva. Lo spessore di carne fra il vedente e la cosa è costitutivo della visibilità propria della cosa come della corporeità propria del vedente; non è un ostacolo che si interponga fra essi, ma il loro mezzo di comunicazione. È per la stessa ragione che io sono nel cuore del visibile e ne sono lontano: la ragione, cioè, che esso è denso e, con ciò, naturalmente destinato ad essere visto da un corpo. Ciò che si chiama visibile è una qualità pregnante di una trama, la superficie di una profondità, una sezione su un essere massiccio, un grano o un corpuscolo portato da un’onda dell’essere. Diciamo quindi che il nostro corpo è un essere a due fogli, da una parte cosa fra le cose e, dall’altra, ciò che vede e tocca. Il corpo non è semplicemente cosa vista di fatto (io non vedo la mia schiena), ma è visibile di diritto, cade sotto una visione ineluttabile e al tempo stesso differita. Reciprocamente, se tocca e vede, non è perché abbia i visibili davanti a sé come oggetti: essi gli stanno intorno, entrano anzi nel suo recinto, sono lui, tappezzano dall’esterno e dall’interno i suoi sguardi e le sue mani.

Crediti
 Maurice Merleau-Ponty
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Quotes per Maurice Merleau-Ponty

Si dice che tra noi e gli altri c'è un muro, ma un muro che facciamo insieme: ognuno colloca la sua pietra nella cavità lasciata dall'altro. Tutti coloro che abbiamo amato, detestato, conosciuto o solo intravisto parlano attraverso la nostra voce.

È essenziale all'amore essere totale: chi ama, ama qualcuno, non delle qualità, e l'essere amato vuole sentirsi giustificato nella sua esistenza medesima.

Un cieco sa con molta esattezza, in virtù del tatto, cosa sono alberi e foglie, un braccio e le dita della mano. Dopo l'operazione egli si meraviglia di trovare tanta differenza fra un albero e un corpo umano. È evidente che la vista non si è limitata ad aggiungere nuovi dettagli alla conoscenza dell'albero. Si tratta di un modo di presentazione e un tipo di sintesi nuovi che trasfigurano l'oggetto.

La distinzione tanto frequente di psichico e somatico trova luogo in patologia, ma non può servire alla conoscenza dell'uomo normale, cioè dell'uomo integrato, perché per esso i processi somatici non si svolgono isolatamente ma sono inseriti in un raggio di azione più ampio.

Riflettere autenticamente significa darsi a sé stesso, non come una soggettività oziosa e recondita, ma come ciò che si identifica con la mia presenza al mondo e agli altri come io la realizzo adesso.