Egon SchieleLa peste fu il primo libro che lessi con una coscienza, diciamo, letteraria. Ho molto chiaro la scena. Perché stavamo camminando per la strada e di fronte c’era un muro, e ho quell’immagine molto nitida perché poi lei mi fece la domanda. Avevamo quindici, sedici anni. Io frequentavo le superiori e non ero particolarmente interessato alla cultura, giocavo a biliardo, che so, ma c’era questa ragazza che veniva da una famiglia anarchica ed era portabandiera e aveva quella tradizione culturale degli anarchici. Stavamo camminando per quella strada quando lei mi chiese cosa stessi leggendo. Io non stavo leggendo nulla, ma ricordai un libro che avevo visto esposto in una libreria e dissi il titolo. Era La peste di Camus. Ma allora lei me lo chiese in prestito. Quel giorno lo comprai, lo lessi quella notte, lo rovinai un po’ per farlo sembrare usato e glielo prestai. I libri importanti della mia vita sono connessi a scene, situazioni. Se uno ricorda la situazione (dove l’ha comprato, dove l’ha letto), anche se non ricorda bene il contenuto, vuol dire che quel libro è stato molto importante, non in generale ma per sé. Il ricordo dei libri è accompagnato dalla situazione in cui furono letti.

Crediti
 Ricardo Piglia
 SchieleArt •   • 



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