Non ci capisco nulla di questo volto […]. Il mio sguardo scende lentamente, con disgusto, su questa fronte, su queste guance: non incontra nulla di fermo, si arena. Evidentemente v’è un naso, due occhi, una bocca, ma tutto ciò non ha senso, nemmeno espressione umana […]. Delle rughe scure ai lati del rigonfiamento febbrile delle labbra […] è una carta geologica in rilievo. E, nonostante tutto, questo mondo lunare m’è familiare. Non posso dire di riconoscerne i particolari. Ma l’insieme mi fa un’impressione di già visto che m’intorpidisce.
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