Crouching nude, back view

«Il responsabile dell’umanità». Cioè responsabile delle forme nell’uomo. «Responsabile dell’umanità, persino degli animali». Direi che la versione scientifica dell’essere responsabile persino degli animali è il codice genetico. […] Si tratta letteralmente della cattura di un frammento di codice. Farsi carico degli animali, ancora una volta, non significa diventare conigli, vuol dire catturare un frammento di codice, esattamente come l’orchidea cattura un frammento di codice della vespa. Allora vi renderete conto che, a questo punto, le vie dell’evoluzione sono completamente cambiate: come dicono oggi i biologi e i genetisti, l’evoluzione non si produrrà per filiazione, ma mediante cattura di codici. […] E poi continua: «se è informe, dà l’informe». E dico che il superuomo è molto semplice: è l’uomo che si fa carico anche delle pietre del mondo. Ma l’uomo che si fa carico delle pietre c’è già da molto tempo. Che cos’è la pietra? È il dominio del silicio, è l’inorganico. L’uomo responsabile dell’inorganico. Responsabile anche delle rocce. Sono le sue nozze con il silicio. E poi, continua il testo, «trovare una lingua». […] Terzo tema: trovare una lingua. […] Trovare una lingua è fare letteratura. […] Questo nuovo modo d’essere della letteratura sarà l’aggregazione del linguaggio, nella misura in cui ogni lingua, a suo modo, maneggiata dalla letteratura, tenderà verso il limite del linguaggio, […] «questa regione muta, informe, insignificante, in cui il linguaggio può scaturire». Questa regione «muta», «informe», ovvero non formata, non grammaticalmente formata, muta, cioè non parlante, «insignificante», da intendersi nel senso forte di ciò che non rinvia ad un significato, «in cui il linguaggio può scaturire». In che senso scaturisce? Nel senso che è attraversato da vettori o da tensori che lo fanno tendere verso il suo fuori. […] Questi vettori non tendono verso qualcosa che si trova nel linguaggio, né verso qualcosa che si trova fuori dal linguaggio, ma verso un fuori del linguaggio.

Rimbaud ci dice che questo uomo dell’avvenire è l’uomo, esattamente come io dico, da parte mia, che anche per il superuomo si tratta delle forze nell’uomo. E a quale potenza possono essere elevate le forze nell’uomo? Capite che la forma-uomo non esaurisce le forze nell’uomo. La forma-uomo corrisponde unicamente ad un determinato grado di potenza nell’uomo. […] L’uomo dell’avvenire è presentato come colui che «è responsabile persino degli animali». Questo è il primo punto, cioè l’uomo che libera in sé un essere della vita. Secondo punto: l’uomo si fa carico dell’informe, cioè si fa carico dell’inorganico, si fa carico anche delle rocce. È ciò che per comodità chiamerei «rivincita del silicio sul carbonio». […] Avete le macchine di terza generazione, le macchine moderne, fondate sul silicio, che rappresentano la grande rivincita del silicio. C’è una guerra degli elementi chimici. Il carbonio ha soffocato tutto a livello organico, tutto è passato per il carbonio. Ma gli altri elementi protestano. La protesta degli altri elementi, il balbettio degli altri elementi nella notte del mondo, e poi… la rivincita! Rivincita del silicio per mezzo della nostra tecnologia. Il robot, la macchina a retroazione, il computer, ecc., sono la rivincita del silicio. […] Tutto questo per dire che è l’uomo che libera le forze dell’informe, le forze del silicio. E alla fine Rimbaud dice: «è responsabile della lingua». «Un nuovo linguaggio universale». […] Che cosa sarebbe un nuovo linguaggio universale? Rimbaud precisa: «anima per l’anima». È un’espressione curiosa, perché è molto simile a quella che userà Artaud – un linguaggio che va dall’anima all’anima – e che potrebbe in qualche modo definire la letteratura moderna. E per raggruppare le tre nozioni – l’uomo è responsabile persino degli animali, dell’informe e della nuova lingua – Rimbaud usa un’espressione ammirevole: «il pensiero che si aggrappa al pensiero e lo tira». È la formula di una sorta di gancio del pensiero. L’aggancio del pensiero, il superuomo come gancio del pensiero a tre braccia.

Non crediate che tutto andrà bene quando saremo diventati superuomini, con il nostro silicio, i nostri animali, la nostra letteratura. […] Quando [si] parla del superuomo si ha l’impressione che sia un’aurora radiosa. Ma non lo si deve intendere così! Quando regnava la forma-Dio, non tutto andava così bene. Cosa faceva l’uomo esistente sotto la forma-Dio! Le crociate, le guerre di religione, tutto questo. La forma-uomo, la grande forma umanista. E abbiamo visto che tutto questo non si interrompe: al momento della forma-uomo c’è ancora quello che Nietzsche chiama «l’ultimo papa». L’ultimo papa lavora la forma-uomo. […] E la forma-superuomo continuerà ad essere lavorata da quelli che Nietzsche chiama mirabilmente «gli ultimi uomini». […] Per cui, per dirla come Foucault, vedremo che ogni forma continua ad essere il luogo di una lotta o di molteplici lotte. O un luogo strategico, i luoghi strategici dove continuano le lotte. […] Perché contrariamente a quello che ci si dice sui diritti dell’uomo, è già da molto tempo che l’evoluzione del diritto passa altrove. Ed è molto profondo, perché le persone che rivendicano i diritti dell’uomo, non sanno molto bene quel che è accaduto nel campo del diritto. Anche qui riprendo la lettera di Foucault, e dico che se proviamo a riassumere l’evoluzione del diritto dalla fine del XIX secolo a oggi, bisogna considerare che il soggetto del diritto non è più la persona nell’uomo, ma il vivente nell’uomo. E posso dire che se c’è qualcosa che testimonia in favore d’una scomparsa della forma-uomo, si trova là dove uno crede che esista. Chi ha dei diritti umani non è più la persona, ma il vivente. […] Cosa vuol dire che il vero soggetto del diritto non è più l’uomo ma il vivente? Forse non è più il diritto il vero tema della lotta. Il vero tema della lotta è liberare la vita nell’uomo, liberare il linguaggio nell’uomo, liberare il lavoro nell’uomo. Liberare la vita nell’uomo, mentre durante tutto il XIX secolo la forma-uomo era un modo d’imprigionare la vita. […] Come liberare la vita nell’uomo?…

Crediti
 Gilles Deleuze
  Corso su Michel Foucault
 SchieleArt •  Crouching nude, back view • 1917




Quotes per Gilles Deleuze

Quasi mi vergogno a dire certe cose… Proust l'ha detto e in modo bello: io non desidero una donna, io desidero anche il paesaggio che è contenuto in quella donna, un paesaggio che forse neanche conosco, ma che intuisco, e finché non ho sviluppato questo paesaggio che l'avviluppa io non sarò contento, cioè il mio desiderio non sarà compiuto, resterà insoddisfatto.

Supponiamo che la Figura sia scomparsa, lasciando solo una vaga traccia della sua passata presenza. La campitura si spalancherà come un cielo verticale […]. Contemporaneamente la zona di offuscamento o di pulitura, che faceva emergere la Figura, avrà ora valore autonomo, svincolata da ogni forma definita, apparirà come pura Forza senza oggetto, onda di tempesta, getto d'acqua o di vapore, occhio del ciclone che ricorda Turner in un mondo divenuto transatlantico.  Logica della sensazione

Leggere un testo infatti non è mai un esercizio erudito alla ricerca dei significati, ancor meno un esercizio altamente testuale in cerca di un significante, ma un uso produttivo della macchina letteraria, un montaggio di macchine desideranti, esercizio schizoide che libera del testo la sua potenza rivoluzionaria.  L'Anti-Edipo

Nel distruggere si perde la forma e la fonte; con la decostruzione si guadagna nuove forme perché si revisiona il fondo.

La parola d'ordine: divenire impercettibile, fare rizoma e non mettere radici.