Revolutionary Road
Eppure non lo volevo neanch’io il bambino, pensò sul ritmo della palata. Non è questa la cosa più pazzesca? Non volevo un bambino più di quanto non lo volesse lei. E non era forse vero, allora, che da quel momento in poi tutto nella sua vita era stato una sequela di cose che lui non aveva davvero voluto? Accettare un lavoro irrimediabilmente cretino per dimostrare che era un individuo responsabile, esattamente come qualsiasi altro padre di famiglia, trasferirsi in un bell’appartamento troppo caro per dimostrare la sua fede da uomo maturo nei fondamenti dell’ordine e dell’igiene, avere un altro figlio per dimostrare che il primo non era stato un errore, comprare una casa in campagna perché era l’iniziativa più logica da prendere a questo punto e lui doveva dimostrarsi in grado di prenderla. Dimostrare, dimostrare; e per nessun’altra ragione all’infuori di questa: era sposato con una donna che, chissà come, riusciva a farlo stare sempre sulla difensiva, che lo amava quand’era gentile, che viveva seguendo quello che di volta in volta le andava di fare, a cui in qualunque momento poteva – e qui stava il guaio – a cui in qualunque momento poteva tranquillamente andare di piantarlo.
Così stavano le cose: niente di più semplice e ridicolo.

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