Quando un cittadino ritiene che lo Stato abbia violato uno degli obblighi assunti con la sottoscrizione della Convenzione europea per la salvaguardia dei Diritti dellUomo, può fare ricorso alla Corte europea dei Diritti dellUomo.
La prima operazione da eseguire è quella di inviare una lettera (preferibilmente raccomandata a.r.), indicando le violazioni che si intendono denunciare, a questo indirizzo:
Consiglio d’Europa
F-67075 Strasbourg Cedex Francia
La lettera può essere redatta personalmente dal cittadino, senza seguire particolari formalità e senza l’assistenza dell’avvocato (anche se appare opportuna la consultazione con un legale).
L’udienza di audizione delle parti non è obbligatoria, a tal punto che la Camera può anche decidere di ometterla per velocizzare i tempi del procedimento. A volte, accade che la causa, invece di svolgersi davanti ad una Camera, sia esaminata dalla Grande Camera: questo accade solo se il ricorso sollevi una grave questione relativa all’interpretazione della Convenzione o dei suoi protocolli, oppure nel caso in cui la soluzione di un caso possa portare ad una sentenza in contraddizione con una decisione precedentemente emessa. Il rinvio alla Grande Corte può avvenire anche su istanza di una delle parti, entro il termine di tre mesi a decorrere dalla data della sentenza di una Camera, in casi eccezionali. La richiesta, quindi, viene proposta ad un collegio composto da cinque giudici della Corte, quando la questione oggetto del ricorso sollevi gravi problemi di interpretazione o di applicazione della Convenzione.
La sentenza emessa dalla Gran Camera della Corte europea dei Diritti dell’Uomo è sempre definitiva. Invece, le sentenze pronunciate dalle singole Camera diventano definitive una volta scaduti i termini per l’impugnazione, vale a dire quando sono trascorsi tre mesi dalla pronuncia, senza che sia stato presentato un ricorso alla Gran Camera. Le sentenze delle camere diventano definitive anche “se il Collegio della Grande Camera respinge una richiesta di rinvio formulata secondo l’art.43” (art. 44 Convenzione Europea)
Ai sensi dell’art. 74 del Regolamento della Corte, le sentenze della Corte devono contenere:
- il nome del presidente e degli altri giudici che compongono la camera come pure del cancelliere e del cancelliere aggiunto;
- la data della sua adozione e quella della sua pronunzia;
- ‘lindicazione delle parti;
- il nome degli agenti, consulenti e consiglieri delle parti;
- l’esposizione della procedura;
- i fatti della causa;
- un riassunto delle conclusioni delle parti;
- le motivazioni di diritto;
- il dispositivo;
- se cè stata, la decisione relativa i costi e alle spese;
- il numero di giudici che hanno costituito la maggioranza;
- se del caso, l’indicazione su quale dei testi fa fede.
Le sentenze, inoltre, devono essere redatte in inglese o in francese, “salvo il caso in cui decida di emettere la sentenza nelle due lingue ufficiali”. Inoltre, l’art. 76 del Nuovo Regolamento stabilisce che “una volta pronunciate, le sentenze sono accessibili al pubblico”.
Una caratteristica delle sentenze della Corte europea è rappresentata dalla possibilità di stabilire un risarcimento dei danni materiali e morali subiti dal ricorrente, attraverso la disposizione di “un’equa soddisfazione alla parte lesa” a carico del Paese che abbia violato la Convenzione, così come disposto dall’art. 41: “se la Corte dichiara che vi è stata violazione della Convenzione o dei suoi protocolli e se il diritto interno dell’Alta Parte contraente non permette che in modo incompleto di riparare le conseguenze di tale violazione, la Corte accorda, quando è il caso, un’equa soddisfazione alla parte lesa.”
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