Francesco Català-RocaIo non voglio vivere l’esistenza di Budda, più che quella di Confucio. Non più quella di Zenone che quella di Pitagora o di Socrate. Non più quella di Saul di Tarso che quella di Epicuro. Non più quella di Epitteto che quella di Fox. Non più quella di Savonarola o di Gerolamo da Praga, che quella di Wesley o di Giovanni Leyda. Non più quella di Fourier o di Mazzini che quella di Proudhon, di Bakounine o di Reclus. O di tant’altri noti od oscuri. Tutti costoro hanno vissuto la loro vita. Hanno esercitato la loro influenza. Io voglio vivere la mia vita ed esercitare la mia influenza, se questa vale la pena di essere esercitata. Certo, senza disprezzare le esperienze altrui, ma ricordandomi che le loro esperienze sono state relative alle loro conoscenze, alle circostanze, agli ambienti in cui sono vissuti, ai loro temperamenti infine! […] Io voglio vivere per godere della vita. Voglio sentirmi vivere. Lungo la strada, può darsi che debba lottare per strappare ai privilegiati l’accesso a possibilità di godimenti materiali. Ma nel lottare è la vita. Fino all’ultima briciola di energia, io lotterò. E talvolta anche contro me stesso, allorquando fosse il momento di eliminare quelli dei miei bisogni che mi obbligassero a dipendere oltre misura da altri. E godere della vita vorrà dire altresì selezionare, fra coloro coi quali vengo a contatto, i più atti a negare la necessità d’una autorità esterna a se stessi nella determinazione dei propri bisogni e nel governo dei dettagli della propria esistenza quotidiana. Ecco abbastanza di che occuparmi e quanto fa sì che non pensi neppure a rinunciare anzitempo alla vita.

Crediti
 Emile Armand
 Vivere l'anarchia
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