Ritratto dello stupido funzionale al potere

Bonhoeffer teneva ben distinti gli stupidi dagli evangelici «poveri di spirito». Poco prima di finire sulla forca a opera dei boia di Hitler, ragionava così:
«La stupidità è un nemico del bene più pericoloso che la malvagità. Contro il male si può protestare, si può smascherarlo, se necessario ci si può opporre con la forza … Ma contro la stupidità siamo disarmati … Lo stupido, a differenza del malvagio, è completamente in pace con sé stesso; anzi, diventa perfino pericoloso nella misura in cui, appena provocato, passa all’attacco». Sotto l’ulivo
Il teologo tedesco riteneva che la stupidità che lo circondava avesse cause sociali e storiche ben precise:
«È una forma particolare dell’effetto provocato sugli uomini dalle condizioni storiche, un fenomeno psicologico che riflette determinate situazioni esterne … Ogni forte manifestazione di potenza esteriore, sia di carattere politico che di carattere religioso, investe di stupidità una gran parte degli uomini. Sì, sembra proprio che si tratti di una legge socio-psicologica. La potenza dell’uno ha bisogno della stupidità degli altri. Il processo attraverso cui avviene non è quello di una improvvisa atrofizzazione o sparizione di determinate doti dell’uomo – nel caso specifico, di carattere intellettuale – ma di una privazione dell’indipendenza interiore dell’uomo, sopraffatto dall’impressione che su di lui esercita la manifestazione della potenza. Il fatto che lo stupido spesso sia testardo, non deve farci dimenticare che egli non è autonomo. Lo si nota veramente quando si discute con lui: non si ha affatto a che fare con lui, quale egli è, come individuo, ma con le frasi fatte, le formule, ecc. che lo dominano… Divenuto in tal modo uno strumento privo di volontà, lo stupido è capace di commettere qualsiasi male e (li non riconoscerlo come tale». Dieci anni dopo
Il ritratto dello stupido funzionale al potere verrà ripreso anche da Adorno.
«Come nell’ambito più ristretto, gli uomini istupidiscono dove comincia il loro interesse, e rivolgono poi il sentimento contro ciò che non vogliono comprendere proprio perché potrebbero comprenderlo fin troppo bene, così la stupidità planetaria che impedisce al mondo contemporaneo di scorgere l’assurdità del proprio ordinamento, è anch’essa il prodotto dell’interesse non sublimato, non abolito dei dominanti. (…) A ciò corrisponde la stupidità e l’ottusità del singolo: l’incapacità di negare consapevolmente la potenza del pregiudizio e della routine. Questa incapacità coincide regolarmente con l’insufficienza morale, con la mancanza di autonomia e responsabilità». Minima moralia
Di qui al razzismo (e alle sue atroci conseguenze) il passo è brevissimo.
«Quando l’odio degli uomini non comporta alcun rischio, la loro stupidità viene convinta molto in fretta, i motivi vengono da soli». Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte
In casi del genere, c’è qualche possibilità di difesa? Può essere d’aiuto una dose massiccia di senso dell’umorismo. anche perché questo libro sta diventando orribilmente serio, e rischia di sembrare intelligente.
«Meno intelligente è il bianco, più gli sembra che sia stupido il negro». André Gide
O ancora:
«‘È meglio essere stupidi o calvi?’. ‘Calvi, si nota meno’». Ti prego di notare che questa battuta era valida sia ai tempi di Mussolini sia ai tempi di Kruscev.


Crediti
 Oliviero Ponte Di Pino
 Chi non legge questo libro è un imbecille
  Una storia universale della stupidità attraverso 565 citazioni
 SchieleArt •   • 




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