Sanzione della loro servitù

Nel 1963, Jacques Lacan, in un celebre saggio, propose una lettura parallela di Kant e Sade in cui l’oggetto della legge e l’oggetto del desiderio represso venivano identificati. Ci si può chiedere se, come Gilles Deleuze doveva suggerire cinque anni dopo, la sovversione della legge kantiana non sia stata realizzata da Sacher-Masoch più efficacemente che da Sade. Il virtuoso kantiano e il masochista coincidono, infatti, precisamente in ciò, che entrambi trovano il loro elemento proprio unicamente nel dovere e nell’umiliazione, cioè nell’esecuzione di un comando. In questo senso, l’etica kantiana – e, con essa, gran parte dell’etica moderna – è essenzialmente masochista. A prima vista, il masochista differisce, tuttavia, dal virtuoso kantiano, perché mentre per questi il comando non contiene alcun piacere, il primo trova nell’umiliazione il suo piacere. Non basta dire, tuttavia, che il masochista trova piacere nell’essere umiliato dal comando della legge; occorre aggiungere che il masochista prova piacere nel fatto che la legge prova piacere a umiliarlo. Il masochista, infatti, non prova piacere nel dolore e nell’umiliazione, ma nel procurare al sadico un piacere, che consiste nell’infliggere dolore e umiliazione. Il masochista – in questo consiste la sottigliezza della sua strategia – fa godere la legge (impersonata dal sadico) e solo in questo modo raggiunge il piacere. La legge viene mantenuta e il suo comando eseguito con zelo, ma essa non ha in sé più nulla di rispettabile, perché il suo comando contiene il piacere. Mentre l’operazione dell’uomo di Sade si rivolge, cioè, immediatamente contro la legge come tale, quella del masochista è rivolta contro il rispetto, che mina alla sua base e distrugge. Vittoria effimera, tuttavia, perché, come mostrano efficacemente le moderne masse masochiste, che non rispettano il capo che acclamano, esse non possono certo per questo dirsi più libere. La caduta del capo, che dischiude ad esse la possibilità del vilipendio, è anche la sanzione della loro servitù.

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 Giorgio Agamben
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Quotes per Giorgio Agamben

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Lo stato di emergenza si inserisce, oggi, all'interno del processo che sta trasformando le democrazie occidentali in qualcosa che bisogna ormai chiamare «Stato di sicurezza» (o Security State, come dicono i politologi americani). La parola «sicurezza» è entrata a tal punto nel lessico politico che possiamo dire, senza paura di sbagliare, che la «ragion di sicurezza» ha preso il posto di quella che un tempo si chiamava la «ragion di Stato».  Dallo stato di diritto allo stato di sicurezza

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La memoria degli esiliati è fondamentale per una narrazione collettiva che riconosca le ingiustizie.  Homo Sacer