
Ho rivisto finalmente a Julián. Veniva da altri mondi non sconosciuti per lui, visto che è riuscito a tornare senza bussola. Non
era tenuto a tornare, anche perché se stava bene dove
era arrivato poteva restarci in eterno, visto che
era previsto un viaggio senza soluzione di ritornità – ma non
era una soluzione suicida. Io ero piccolo quando Julián
era partito e non come adesso che io sono più grande di lui; ha cambiato solo un poco, ma gli anni non significavano niente per lui anche perché aveva una nozione confusa del tempo, anzi non l’aveva proprio, non riusciva a capire o a ricucire il passato con il presente; si trovava lì, giocando a dadi con me, e non riusciva a spiegarsi come
era arrivato, solamente per il fatto di non ricordarsi se
era arrivato a piedi o con l’autobus,
era buffo, ma forse non
era questo il motivo della sua incertezza. Non riusciva a ricordarsi nemmeno il motivo della sua partenza e questo lo costringeva a porsi delle domande che subito me le riferiva: mi sembravano dei dejà vu appartenenti a degli spettri che stanno a pelo d’acqua negli stagni sorgivi. Forse capivo male, anche se parlavamo la stessa lingua, o magari non riuscivo a interpretare bene il suo mondo – che lui mi ribadiva che
era anche il mio di mondo, cioè il nostro mondo di tutti e di nessuno. Lui
era andato oltre, mi diceva; aveva visto i fotoni danzare nelle minuscole onde, una volta sopra e altre sotto, che facevano finta di sdoppiarsi – ma
era solo un riflesso per confondere a chi non si fa i fatti propri – e riusciva a prendere più velocità dai salti gravitazionali degli elettroni. Non
era chiaro quello che mi diceva, anche perché
era convinto che io ero a conoscenza di tutto quello che mi raccontava, quando io mi limitavo solo ad annuire con la mandibola morta.
Era andato tanto in là, mi diceva, che aveva toccato il fondo;
era riuscito ad arrivare dove l’universo finisce e andando oltre non vedeva più a nessuno di fronte ma di dietro; quando si trovava davanti ad uno specchio si vedeva di spalle e quello che non gli piaceva
era quando si spazzolava i denti e nello specchio si vedeva solo il suo sedere, con lo spazzolino che affondava con forza nella cavità anale.
Era per questo che ha deciso di fare il rewind e tornare tra noi. Quello che Julián non sa ancora che anche qui – al di qua dell’universo – abbiamo la stessa faccia, ma questo non glielo dico e zitti – mi raccomando – altrimenti riparte e forse, questa volta, non ritorna più.
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