Hegel, ai tempi della rivoluzione industriale, affronta per la prima volta la massiccia crescita dimensionale della tecnica: «La variazione del quanto è anche un mutamento della qualità. Lo smisurato si ha innanzitutto in quanto una misura per via della sua natura quantitativa, va oltre la sua determinatezza qualitativa». Finché la tecnica era un semplice strumento nelle mani dell’uomo, esplicava la sua natura di mezzo, il cui senso era completamente sussunto nel fine, ma quando la sua dimensione cambia, fino a diventare autonoma nel realizzare qualsiasi fine […], non è più il fine a condizionare lo sviluppo e l’uso dei mezzi tecnici, ma è la tecnica stessa a indicare il fine che tramite essa può essere raggiunto. In questo passaggio avviene la metamorfosi della tecnica da mezzo a fine, a scapito delle finalità specificamente umane che vengono così drammaticamente sopravanzate. Karl Marx fece eco a Hegel nella sua opera, quando individuò una mutazione analoga subita dal denaro: da mezzo a fine. Con l’attuale rivoluzione digitale assistiamo alla definitiva saldatura tra tecnologia e denaro supportata da una ricerca scientifica che è sempre di più tecno-scienza, ovvero scienza finalizzata allo sviluppo di nuove tecnologie. […] Scienza, tecnica ed economia costituiscono una triade ormai profondamente integrata, che rischia di divenire sempre più autoreferenziale e lontana dalla natura originaria dell’uomo.
Scienza finalizzata allo sviluppo di nuove tecnologie
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