Nel suo libro La sconfitta dell’Occidente, Emmanuel Todd dedica una sezione significativa alla critica delle oligarchie liberali occidentali, contrapponendole alla democrazia autoritaria russa. Questa analisi rappresenta un elemento centrale della sua diagnosi della crisi occidentale e offre spunti provocatori sul futuro delle democrazie liberali.
Todd argomenta che le società occidentali, pur proclamandosi campioni della democrazia, sono in realtà dominate da oligarchie che concentrano il potere economico e politico nelle mani di una ristretta élite. Secondo l’autore, questa concentrazione del potere ha portato a una crescente disconnessione tra le classi dirigenti e il resto della popolazione, minando la legittimità democratica e alimentando il risentimento popolare.
L’autore contrasta questa situazione con quella della Russia, che definisce una democrazia autoritaria. Todd suggerisce che, nonostante le evidenti limitazioni alla libertà politica, il sistema russo gode di un certo grado di legittimità popolare e di una connessione più diretta tra leadership e popolazione. Questa provocatoria comparazione serve a Todd per evidenziare quello che vede come il paradosso delle democrazie occidentali: formalmente libere ma sostanzialmente controllate da élite ristrette.
Todd critica il modo in cui le oligarchie liberali occidentali hanno gestito questioni cruciali come la globalizzazione economica e le politiche di austerità. Secondo l’autore, queste politiche hanno beneficiato principalmente le élite, mentre hanno eroso il benessere e la sicurezza economica delle classi medie e lavoratrici. Questo, a sua volta, ha alimentato movimenti populisti e anti-establishment, minando ulteriormente la stabilità dei sistemi democratici occidentali.
Un aspetto particolarmente interessante dell’analisi di Todd è il modo in cui collega la struttura oligarchica delle società occidentali alla loro politica estera. L’autore suggerisce che la disconnessione tra élite e popolazione si riflette in una politica estera spesso distaccata dagli interessi e dalle preoccupazioni dei cittadini comuni, contribuendo a decisioni strategiche miopi o controproducenti.
Todd vede nella crisi delle oligarchie liberali occidentali un fattore chiave del declino dell’influenza occidentale nel mondo. Secondo l’autore, la perdita di legittimità democratica interna si traduce in una diminuita capacità di proiettare soft power e di ispirare altre nazioni a seguire il modello occidentale.
Todd presenta una critica sferzante delle oligarchie liberali occidentali, vedendo in esse non solo un fallimento degli ideali democratici, ma anche una causa fondamentale del declino dell’Occidente. La sua analisi suggerisce che per superare questa crisi, le società occidentali dovranno affrontare seriamente la questione della concentrazione del potere e trovare modi per rivitalizzare la loro democrazia. Senza un tale rinnovamento, Todd teme che l’Occidente continuerà a perdere coesione interna e influenza globale, mentre sistemi alternativi, anche se non pienamente democratici, potrebbero guadagnare terreno.
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