Sensualità liturgicaPuò succedere che i censori, anche i più ottusi, abbiano buon orecchio. Se il tribunale di Parigi condannò le Fleurs du mal, fu anche perché vi aveva presentito un’oltraggiosità di una specie sino allora ignota. Non certo quella dei libertini settecenteschi. E neppure quella di Sade. Nulla di macchinale e petulante. Ma qualcosa di più grave, una commistione fra l’osceno e il devoto. Non si era mai incontrata prima una tale «sensualità liturgica». E da che cosa si lasciava riconoscere? Dal timbro. «La singolarità del suo timbro poetico dipende per una parte non trascurabile da questo, che i gemiti repressi del piacere, i sospiri amorosi, le intimità da alcova vanno a risvegliare come naturalmente nei suoi versi risonanze da cattedrale».

Crediti
 Roberto Calasso
 Ciò che si trova solo in Baudelaire
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Quotes per Roberto Calasso

Il mondo ormai si lascia capire soltanto se lo si aggira.

Le storie non vivono mai solitarie: sono rami di una famiglia, che occorre risalire all'indietro e in avanti.

La visione che ha finito per dominare nella tradizione occidentale è quella della creatio ex nihilo, cioè di un gesto sovrano da cui tutto parte. La tradizione indiana si colloca all'opposto: c'è una pienezza che precede il mondo - ed è tutto ciò che già esiste, in uno stato di latenza, in Prajapati. Il mondo è il risultato del rompersi di questa pienezza e comincia a vivere nel momento in cui dilagano le acque che gli scorrono dentro.

Il verso è ovunque nella lingua vi sia ritmo … Ogni volta che c'è sforzo di stile, vi è versificazione –, nota: il linguaggio si elabora in funzione del metro. Soltanto il metro fa sì che vi sia stile. E soltanto lo stile fa sì che vi sia letteratura. Di conseguenza: la differenza fra poesia e prosa è inconsistente. Si tratta solo di gradi diversi all'interno dello stesso continuo. Le scansioni ritmiche possono essere più o meno evidenti e riconoscibili. Comunque sono esse la potenza che regge la parola.  La Musique et les Lettres

Una delle malattie più gravi di cui soffriamo è quella del Pieno: la malattia di chi vive in un continuo mentale occupato da un vorticare di parole smozzicate, di immagini stolidamente ricorrenti, di inutili e infondate certezze, di timori formulati in sentenze prima che emozioni.